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Pasolini

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Pasolini

di mm40
5 stelle

Le ultime ore di Pier Paolo Pasolini, fra un'intervista a Furio Colombo e una chiacchierata con Ninetto Davoli, fra progetti futuri (il romanzo Petrolio) e appena conclusi (il film Salò), fra un abbraccio all'amatissima madre e una scampagnata notturna fatale in compagnia di un ragazzino che, molestato, si tramuterà nel suo assassino.

 

Abel Ferrara non ha mai rinnegato le sue origini italiane, anzi le ha sempre messe in mostra orgogliosamente; non sorprende quindi questo omaggio statunitense a un autore (giornalista, regista, poeta) nostrano che peraltro, a 40 anni ormai dalla morte, in patria è ancora molto discusso e argomento controverso, fra riconoscimenti e demonizzazioni. Il Pasolini di Ferrara è molto diverso da quello di un - per citare un regista italiano che ne ha fatto la sua Bibbia - Aurelio Grimaldi, che lo dipingeva irascibile, egocentrico e incoerente nel suo Nerolio (1997), o da quello meno irrequieto - anzi: più anonimo - descritto da Marco Tullio Giordana in Pasolini, un delitto italiano (1995). Quello di Ferrara, ottimamente interpretato da un William Dafoe davvero simile, è un Pasolini accattivante e molto meno complesso di quanto si possa immaginare, un uomo certo irrisolto perennemente, ma comunque 'umano', nè volgare polemista autocompiaciuto, nè genio intoccabile; magari solamente martire di una società rispetto alla quale era troppo avanti. Quest'ultimo punto - il presunto 'martirio' - è forse il più dolente del lavoro di Ferrara e della relativa sceneggiatura di Maurizio Braucci, che inscena l'assassinio di Pasolini con dettagli, pur verosimili, mai effettivamente provati, ricadendo con questo negli errori di Grimaldi; la scena felliniana della gigantesca orgia fra "lesbiche e gay" (come se nelle trucide borgate del 1975, in romanesco stretto, la parola 'gay' avesse qualche significato: ma usare il corretto - in questo caso! - "froci" renderebbe omofobo il film: a questo siamo arrivati), la scena dell'orgiona, si diceva, è l'altro elemento poco convincente del lavoro, momento astratto (onirico) fuori luogo, di scarsa utilità estetica e di nessuna contenutistica. Nel cast anche molti attori italiani, da Riccardo Scamarcio che veste i panni di Ninetto Davoli allo stesso Davoli che interpreta un certo Epifanio 'in odore di' Eduardo De Filippo, da Adriana Asti a Valerio Mastandrea, con una parte anche per Maria De Medeiros. 5,5/10.

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