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Lo sperone nudo

Regia di Anthony Mann vedi scheda film

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La recensione su Lo sperone nudo

di munnyedwards
8 stelle

Ad Anthony Mann e James Stewart sono bastati solo cinque film per entrare nella leggenda del cinema western, cinque film per segnare in modo indelebile un genere ricco di opere importanti e profondamente radicate nella cultura americana, quello tra regista e attore è stato uno dei connubi artistici più fortunati della storia della settima arte, forse nel momento giusto per entrambi o molto più semplicemente perché quando due grandi trovano la giusta sintonia i risultati non possono che essere eccellenti.

Cinque opere in cinque anni (dal ’50 al ’55) per dare un’interpretazione del tutto personale ad un genere che di li a pochi anni sarebbe profondamente cambiato (dando spazio ad una rilettura del mito decisamente più crepuscolare e storicamente attendibile), ma Mann era già in anticipo sui tempi e nei suoi film proponeva degli eroi travagliati e complessi, personaggi in lotta contro se stessi e contro le umane debolezze.

Da un punto di vista temporale Lo sperone nudo si trova esattamente nel mezzo della collaborazione Mann/Stewart, terzo film della cinquina rappresenta forse meglio di altri la particolare visione di Mann e il suo stile inconfondibile.

 

James Stewart

Lo sperone nudo (1953): James Stewart

 

Un disilluso e incattivito Howard Kemp (Stewart) da la caccia al fuggitivo Ben Vandergroat (Robert Ryan), assassino in fuga insieme alla compagna Lina (Janet Leight) e con una taglia di 5000 dollari sulla testa (vivo o morto), questi soldi per Kemp rappresentano molto più che un semplice bottino da incassare, in quanto gli serviranno per ricomprare la sua fattoria venduta tempo addietro dalla donna che lui amava.

L’ossessione del tradimento (la donna è scappata con un altro) e la sete di rivalsa sono per il personaggio interpretato da James Stewart un peso insostenibile che condizionerà a lungo le sue scelte (spesso assai discutibili), ma il tema morale è al centro dell’intero film e coinvolge tutti i personaggi in scena.

Perché per acciuffare il bandito Vandergroat sarà necessario l’aiuto di altri due uomini, un vecchio cercatore d’oro sconfitto dalla vita ma ancora alla ricerca di una svolta fortunata e un militare balordo congedato con disonore e inseguito da una tribù di piedi neri (forse ha stuprato e ucciso la figlia del capo).

Catturata la preda inizierà il viaggio che metterà queste personalità a confronto in un lungo gioco al massacro dove a dominare sarà il sorriso beffardo di un Robert Ryan stratega assoluto del male, pronto a tutto pur di mettere i tre uomini uno contro l’altro; e i motivi non mancheranno, insinuazioni sulla divisione della taglia, la conquista della bella Lina, i piedi neri che cercano l’ufficiale in fuga e infine una fantomatica miniera d’oro per abbindolare i sogni di ricchezza del vecchio cercatore.

La struttura narrativa del film è chiara, alimentata da un sceneggiatura che genera tensione di minuto in minuto, lo spettatore osserva queste figure imperfette, deboli e fallaci, darsi battaglia a suon di sguardi e parole sibilline, tranelli, trucchi.

Chi vuole la taglia tutta per se? E Howard Kemp (che nella versione italiana diventa inspiegabilmente Robert) si è davvero innamorato di Lina? E lei nel momento decisivo sceglierà di abbandonare il balordo Ben?

Tutti questi elementi saranno portati avanti con grande perizia dal grande regista, lo studio psicologico dei personaggi è curato alla perfezione e il viaggio della piccola comitiva si trasformerà quasi in un’odissea, dove persino per lo spettatore sarà difficile capire chi sono i buoni e chi i cattivi (i rimandi ai topoi del noir sono evidenti), perché nel cinema di Mann il fulcro portante è l’uomo con le sue debolezze e piccole/grandi meschinità.

 

Robert Ryan, Janet Leigh

Lo sperone nudo (1953): Robert Ryan, Janet Leigh

 

Gli eroi Manniani sono quindi eroi sofferti e problematici, per questo un attore capace di mille sfumature come James Stewart li ha resi cosi bene, Lo sperone nudo è un esempio lampante dello stile unico del regista, che in anticipo sui tempi proponeva già figure combattute e lontane dai classici, il film ha una grande carica visiva grazie agli splendidi scenari naturali, perfetto contraltare ai conflitti interni del gruppo di personaggi, il ritmo evolverà in un crescendo di tensione e solo il finale tra rupi e fiumi travolgenti porterà un po di serenità e di speranza.

Lo sperone nudo è un western atipico ma non per questo meno avvincente, opera di grande impatto emotivo e di notevole perizia tecnica, insieme a La dove scende il fiume il mio Mann preferito.

Una nomination all’Oscar per soggetto e sceneggiatura all’accoppiata Sam Rolfe e Harold Jack Bloom.

Voto: 8.5

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