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Uno sparo nel buio

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Uno sparo nel buio

di FABIO1971
8 stelle

"Bene, ora ricorda: alle 8 precise abbassi l'interruttore generale proprio quando sto per fare il nome dell'assassino".
"Tolgo la luce per cinque secondi".
"Non un secondo di più: il tempo utile perchè l'assassino lasci la sala, capito?".
"Sì".
"Chiaro?".
"Chiaro".
"Sincronizziamo gli orologi: fra sette secondi saranno precisamente le 2 e 43... Le 2 e 43?".
"Le si deve essere fermato, sono le 7 e 46".
"Sì, 7 e 46".
"No, no, no, ora sono quasi le 7 e 47".
"Sì, va bene, 7 e 47".
"Sincronizziamo sulle 7 e 47?".
"Sono le 7 e 47?".
"No, ho detto che erano quasi... Ora mancano dieci secondi alle 7 e 47".
"Io faccio le 7 e 47 passate".
"Lo rimetta indietro".
"Va bene, va bene".
"Meno cinque secondi, quattro...".
"Quattro...".
"Tre, due, uno, ora!".
"Strano, la lancetta dei secondi non si muove. Bloccata...".
"Si muove, sa?".
"Sì? Sì! Certo, sì... Sai che è buffo? Adesso vedo anch'io che si muove".
"E ora sono le 7 e 47 e 23 secondi".
"Va bene, sincronizziamoci sulle 7 e 47 e mezza... Cinque, quattro, tre, due, uno... Ora!".
"Il mio si è fermato...".
"Si è fermato?".
"Sì... Coincidenza notevole, si è fermato".
"Senti, prendi il mio".
"E lei come fa?".
"Continuerò a parlare finchè non togli la luce".
"Ma come, senza sincronizzarci?".
"Fa lo stesso, sta tranquillo: troverò il modo là dentro"
.
[Peter Sellers e il suo assistente Graham Stark, mentre tentano di mettere a punto il loro piano d'azione: il dialogo, narra la leggenda, fu interamente improvvisato sul set]

Le melodie sognanti di Shadows of Paris (musiche di Henri Mancini e testi di Robert Wells, affidata all'interpretazione struggente di una "misteriosa" cantante, forse Fran Jeffries, il cui nome non venne nè rivelato nei credits del film, nè mai più riproposto in questa versione, probabilmente per problemi contrattuali) accompagnano languidamente in colonna sonora la fitta rete di intrighi, l'irresistibile crescendo tragicomico e i virtuosismi stilistici dell'incipit, che innescano la vicenda con grazia spumeggiante. L'ispettore Clouseau (Peter Sellers) sta indagando su un omicidio avvenuto nella villa del miliardario Benjamin Ballon (George Sanders): la vittima è Miguel, lo chauffeur spagnolo della famiglia, ucciso a bruciapelo da quattro proiettili nel petto, e c'è già un'indiziata del crimine, la cameriera Maria Gambrelli (Elke Sommer), sua amante, sorpresa dai domestici con la pistola ancora fumante in mano. Clouseau, però, ammaliato dal fascino della ragazza, è convinto che l'affare sia più complicato delle apparenze e che Maria sia a conoscenza dell'identità del vero assassino e stia soltanto proteggendone l'identità: perciò, intenzionato a vederci chiaro, dispone la sua scarcerazione e inizia a pedinarla in gran segreto. Scoprirà di non essersi sbagliato...
Girato in fretta e furia sull'onda del successo del precedente episodio ma senza alcun riferimento alla "Pantera Rosa", nè durante il film, nè nel cartoon dei titoli di testa (realizzato comunque dai creatori del personaggio, Friz Freleng e David De Patie), Uno sparo nel buio, scritto da Edwards insieme a William Peter "The Exorcist" Blatty, riporta in pista l'irreprensibile e travolgente ispettore di polizia interpretato da uno stratosferico Peter Sellers: il suo Clouseau è "un cretino allo stato puro" ed è in questa battuta, affidata al commissario Dreyfus, sintesi perfetta della purezza archetipica dell'idiozia del personaggio, che vengono svelati gli intenti destrutturanti della scrittura di Edwards, che "elettrizza" le morbidezze confortanti della commedia con le folgoranti scariche cartoonesche del cinema di Tex Avery e Frank Tashlin, sublimate, appunto, nella maschera folle e impassibile di Clouseau e nella genialità del suo monumentale interprete. Il primo capitolo era un delirante balletto orchestrato su ritmi, canoni stilistici e movenze della commedia giallo-rosa, puntualmente squassata dalla presenza di Clouseau: in Uno sparo nel buio, invece, la slapstick comedy (anzi, la sua scheletrica essenzialità) diviene strumento drammaturgico per omaggiarne e polverizzarne un altro, il giallo (whodunit) alla Agatha Christie, evocato e dissacrato sin dal nome, Hercule (interpretato da un irresistibile Graham Stark), dell'imperturbabile assistente di Clouseau e poi ampiamente (e definitivamente) devastato nella conclusiva risoluzione dell'enigma, affidata, come nei romanzi della scrittrice, al detective che smaschera il colpevole davanti a tutti gli indiziati (qui a una spassosa sequenza con Sellers eccentrico Poirot con la grazia di un caterpillar...). Moltissime le sequenze indimenticabili: il magnifico incipit del film, l'entrata in scena di Clouseau (con l'autista della volante della polizia che parcheggia troppo vicino alla vasca di una fontana e Clouseau che, scendendo dalla macchina, ci finisce immancabilmente dentro), il suo ingresso sgocciolante nella villa, la gag del suo cappello, l'esordio nella serie di Charles Dreyfus (Herbert Lom), il commissario capo della Sûreté (memorabili le terrificanti ferite che si autoinfligge inavvertitamente), che da qui inizia a maturare il suo profondo odio (e i primi, evidenti, cenni di squilibrio...) verso Clouseau, e del personaggio di Cato (Burt Kwouk), il domestico di Clouseau, con i loro primi, devastanti allenamenti casalignhi di karate, l'esilarante "In città!" che Clouseau ordina al suo autista irrimediabilmente idiota (che mette in moto l'auto e parte a tutta birra, lasciandolo a piedi: ovvero, una delle esilaranti gag-tormentone della commedia americana, saccheggiata e riaggiornata da nutrite schiere di comici di razza, dalla stessa coppia Edwards/Sellers, che la riproporranno in La Pantera Rosa colpisce ancora, al Jerry Lewis di I sette magnifici Jerry), la triste sorte del vestito di Clouseau durante l'interrogatorio di Maria, i suoi maldestri travestimenti (dal venditore di palloncini al pittore, fino al cacciatore infastidito da un corvo), la sua cataclismatica esibizione al biliardo con George Sanders ("Queste stecche curve sono difficili"... è la giustificazione di Clouseau, ma la colpa dei danni è soltanto di Sanders: dopo che gli ha sfregiato il biliardo, infatti, come può anche lontanamente farsi venire in mente di chiedere ancora a Clouseau di rimettere a posto la stecca? È un pazzo scatenato... Come Blake Edwards, d'altronde, che si è inventato questa sadicamente comica e sublime sequenza, conclusa dal disarmante e indispettito commento di Sellers sulle sue disavventure col portastecche: "Monsieur Ballon, chi ha costruito quell'ordigno va psicanalizzato". Poi, sbagliando a imboccare la porta per uscire dalla stanza e schiantandosi sul muro, aggiunge acidamente: "Le consiglio di far psicanalizzare anche l'architetto"...), un formidabile volo di Clouseau da una finestra, il suo reiterato accanimento contro lo sventurato ciclista che incrocia la sua strada, il suo timido ingresso nel club dei nudisti. Imperdibile!

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