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Felice chi è diverso

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su Felice chi è diverso

di supadany
7 stelle

Beato chi è diverso essendo egli diverso ma guai a chi è diverso essendo egli comune. (Sandro Penna)

Gianni Amelio non è mai banale, nemmeno in questo caso dove affronta un argomento sempre più dibattuto, oggi ancora più di un paio di anni fa quando il documentario venne realizzato, mostrando una moltitudine punti di vista che vanno a creare un tracciato.

Fin troppo facile cadere nella retorica, anche per questo motivo è piacevole constatare come l’autore sia riuscito a dribblare questo pericolo.  

Il documentario si dirama tra confidenze private e frammenti di televisione così come di giornali soprattutto d’epoca, solcando l’Italia dalla capitale fino ad arrivare alla produttiva Milano e alla profonda Sicilia aggiungendo testimonianze di personaggi noti quali, ad esempio, Ninetto Davoli e Paolo Poli senza trascurare l’immensa figura di Pier Paolo Pasolini che per la sua sessualità subì feroci attacchi (ma questa storia è fin troppo battuta, anche per questo non ci si dilunga troppo).

Un viaggio nel tempo e nella Storia italiana, dal fascismo, quando la parola omosessuale era praticamente bandita, al dopoguerra, quando comunque era considerata una malattia curabile, fino ai giorni nostri laddove le insidie sono diverse, ma potenzialmente anche più subdole.

 

scena

Felice chi è diverso (2014): scena

 

Quello di Gianni Amelio è un processo umanista che sa essere incisivo, ma anche affettuoso, un inno all’identità di ognuno.

Il tenore sa diventare intimo quando vediamo testimonianze tangibili di persone con il loro vissuto alle spalle o con il loro presente non sempre facile da accettare, ma altrettanto riesce a utilizzare anche inserti che sottolineano un’ignoranza, spesso a cuor leggero, che ferisce scordandosi ogni sorta di pudore come se esistessero cittadini di serie A e di serie B semplicemente in funzione di ciò che semplicemente sono senza per questo far del male ad alcuno.

Sicuramente, quando la prevaricazione è accettata, per non dire promossa apertamente, questo si verifica, come se fosse la cosa più normale del mondo, e si tratta di un ricordo, ma anche di un monito verso un’apertura mentale che sovente ancora manca e sicuramente la chiusura su un ragazzino di oggi è desiderata quanto indicata nella sua semplicità.

Nonostante tutto si può essere felici e se il peggio è passato, c’è ancora molto da fare, l’importante è non rinnegare se stessi e avere il coraggio di affrontare le sfide di ogni giorno senza reprimersi, sarebbe per tutti un gran passo avanti (e non solo nel campo dell’identità sessuale).

Sensibile e consapevole.

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