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Sotto il vestito niente

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su Sotto il vestito niente

di maso
4 stelle

Vanzina si infila i guanti neri impugna le forbici e veste i panni di Argento felice e contento di plagiarlo in ogni modo possibile: cast sconosciuto e mai più risaputo con la proverbiale eccezione di Pleasance nel ruolo del commissario, ovviamente la sua recitazione è l'unica nota di professionalità fra un vasto campionario di modelle che sotto il vestito hanno moltissimo da mostrare al contrario di quel che il titolo dice ma hanno davvero poco da dire e lo dicono anche male non certo incoraggiate da una sceneggiatura macchinosa e messa in scena con grossolana abilità, i prestiti dal vecchio Dario si susseguono senza soste fra una vasca da bagno e la ridicola porta extrasensoriale fra il guardaboschi americano e la sorella fotomodella scomparsa a Milano.
L'alito di freschezza in questo giallo sbuca fuori dall'industria e commercio che dominava la Milano da bere di quegli anni in cui la televisione commerciale del Berlusca si faceva largo sgomitando a colpi di spot televisivi ai danni dei palinsesti RAI, il mondo delle fotomodelle è il veicolo per raccontare uno slasher all'italiana ma anche e soprattutto per esporre qua e la qualche marchio rinomato come le sigarette Chesterfield o il logo gigantesco del povero Moschino, stilista che durò il tempo di qualche collezione e poi si suicidò, già perchè se si volesse trovare qualche intento sociologico al film è forse quello di esporre un mondo vizioso a base di cocaina ma l'argomento non è nelle lenti di Vanzina e non può essere certo sviluppato in un film giallo.
Cosa resta allora da salvare di "Sotto il vestito niente" se sotto il vestito non c'è niente? Beh quello che di più bello il vestito ricopre e cioè la meteora del nostro cinema anni ottanta Renée Simonsen da Aarhus, una meraviglia per gli occhi che dopo un'altra vanzinata sulla Milano da bere scomparve con tutto il suo guardaroba e quel ben di Dio che lo indossava per non tornare mai più nello stivale, troppo poco per salvare un film in cui un serial killer ammazza fotomodelle, è come una collezione che nessuno vuol più far sfilare perchè passata di moda.

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