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Sono innocente

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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La recensione su Sono innocente

di FABIO1971
8 stelle

Secondo film hollywoodiano di Fritz Lang dopo Furia, scritto da Gene Towne e C. Graham Baker (alla loro tredicesima sceneggiatura in coppia in poco più di tre anni): un cupo e sofferto noir che squarcia le atmosfere languide e sognanti della love story tra i suoi protagonisti nei toni veementi e sdegnati della denuncia sociale, immerso in un'America "depressa" e spietata ancora alla ricerca della propria identità. Eddie (Henry Fonda) è un ladro appena uscito, per la terza volta, di prigione. Intenzionato a rigar dritto, grazie anche all'aiuto della fidanzata Joan (Sylvia Sidney), trova un lavoro come camionista. I due fidanzati, ora finalmente felici, si sposano ed acquistano una nuova casa. Per una leggerezza, però, Eddie viene licenziato sui due piedi e, per rimediare il denaro necessario a saldare la prima rata della casa, si lascia nuovamente intrappolare nelle spire del crimine: per un tragico scherzo del destino, infatti, viene accusato ingiustamente di omicidio e condannato alla sedia elettrica. Pur innocente, infatti, si ritrova intrappolato: tutte le prove sono contro di lui, l'opinione pubblica lo disprezza, il verdetto della giuria unanime e senza speranze. Ma Eddie non si arrende e, con un aiuto dall'esterno (si fa trasferire in cella d'isolamento, dove era stato avvertito che avrebbe trovato, dentro al materasso, una pistola) riesce ad evadere dal carcere ed a fuggire, insieme alla moglie incinta. Ma non è ancora finita, perchè nonostante l'errore giudiziario sia stato nel frattempo chiarito e la condanna a morte annullata, i due ora sono ricercati e braccati dalla polizia. Il Lang hollywoodiano incarna nelle atmosfere del noir il pessimismo di una generazione che ha visto con i propri occhi aprirsi il baratro dell'abisso riuscendo a sfuggirgli appena in tempo. È uno sguardo ferito e per niente conciliatorio nei confronti delle iniquità del vivere civile, in cui l'America del New Deal, fertile terreno di soprusi, rappresenta lo specchio fedele su cui scatenare la sua indignazione, giocando impietosamente con l'Etica e con la crudeltà del fato e componendo un tragico poema sull'impossibilità della redenzione e sull'ineluttabilità di un'esistenza disperata. Teso ed incalzante nell'incedere della vicenda, Sono innocente è un'opera accorata e sincera per ispirazione e grazia formale della messinscena, in cui Lang trasferisce con smagliante suggestione spettacolare la lezione figurativa espressionistica, con le atmosfere opprimenti e gli evocativi chiaroscuri della magnifica fotografia di Leon Shamroy a suggellare visivamente i contrappunti drammaturgici della narrazione (i giochi di ombre delle sbarre della cella in cui è rinchiuso Fonda, la nebbia intorno al cancello del carcere). Sforbiciato dalla censura americana di un buon quarto d'ora (la sequenza della rapina alla banca, giudicata troppo violenta) e manomesso pesantemente nel doppiaggio della versione italiana.

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