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Sono innocente

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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La recensione su Sono innocente

di LorCio
8 stelle

Fritz Lang mi ha preso per mano e mi ha detto: “vieni con me”. Questo prezioso e crudo gioiellino datato fine anni trenta (negli anni imminenti la grande depressione) è il mio primo approccio alla cinematografia del maestro austriaco. È una storia incentrata sull’amore e sul fatalismo, un thriller dolente che concentra la sua attenzione su vari aspetti che avvolgono gli ambienti del giallo psicologico. Al centro della scena, un pregiudicato il cui tentativo di rifarsi una vita è bloccato poiché viene incarcerato. Perché finisce in gattabuia? Perché è accusato di furto, e, essendo ormai recidivo, la sua destinazione naturale risulta quindi la sedia elettrica. Il problema però è che oltre al danno (è vittima di un errore giudiziario) questo povero cristo dovrà subire anche la più crudele delle beffe. Con piglio appassionato, Fritz Lang imbastisce un dramma a tinte forti che può vantare non poche trovate curiose (il cappello, lo stacco dalla caduta della vettura all’altalena penzolante, il revolver nel materasso) e va a segno con grande efficacia dimostrando tutta la sua potenza visiva e mentale. Immerso in atmosfere pesantemente pessimiste, ha un finale amarissimo, eppure inevitabile, che risponde al dilemma ovidiano del “né con te né senza te” che tanto sarà caro a François Truffaut. I giovani Henry Fonda e Silvia Sidney sono bravissimi, coinvolti, febbrili. La copia in circolazione è ridotta malissimo. A quando un restauro? Ne varrebbe la pena.

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