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Ex Machina

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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La recensione su Ex Machina

di Kurtisonic
7 stelle

Domhnall Gleeson, Oscar Isaac

Ex Machina (2015): Domhnall Gleeson, Oscar Isaac

Sembra che la componente più affascinante della fantascienza cinematografica  cerchi sempre  più di avvicinarsi alla matrice letteraria dalla quale prende spunto, deponendo  alcuni aspetti più  spettacolari  in favore di un punto d’incontro fra l’insondabilità dell’animo umano e il risultato della continua ricerca di una conoscenza tecnologica  in continua mutazione. Ex Machina non è finalizzato a proporre un progetto di interazione fra uomo e robot, profilandone un diverso codice etico o morale. Il film cerca di estrapolare un asse comunicativo che non contempla uno squilibrio fra l’uomo che immagina, crea o subisce il futuro e il frutto della sua ricerca. Al contrario se ne serve come strumento proprio di introspezione, di autoanalisi, di ultima, estrema possibilità di sentirsi in contatto con un altro essere la cui natura sia in grado di offrirsi liberamente sul piano emotivo e dei sentimenti. Un ipotetico precedente al film dell’esordiente Alex Garland  si può ritenere Moon (2009) di Duncan Jones, in cui però la creatura assumeva lo stesso aspetto del protagonista solitario in missione sulla Luna. In Ex Machina invece, un giovane informatico Caleb, intraprendente nel lavoro quanto dimesso e ordinario nell’aspetto esteriore, viene selezionato da Nathan, capo dell’azienda e creatore di un motore di ricerca, per partecipare ad un esperimento su di una nuova intelligenza artificiale. Caleb trascorrerà una settimana in un isolato residence laboratorio in compagnia di Nathan per stabilire se i robot che ha creato, apparentemente perfetti  e  riprodotti con  piacevoli  sembianze femminili riescono ad esprimere un loro potenziale sentimentale autentico. Spielberg ci ha provato anche lui, nel 2001 con Artificial Intelligence puntando però lo sguardo e contenuto emotivo sul retorico processo di identificazione e rappacificazione verso un robot bambino che le amabili e docili sembianze lo rendevano più umano degli umani a scapito dei suoi familiari che diventavano  un contorno immaginario di una favolistica avventura. Il nucleo focale di Ex Machina non sono né Caleb, il robot da testare Ava, o la ipotetica compagna di Nathan, l’orientale Kyoko. Al centro della storia c’è la crisi dell’essere umano, la sua solitudine, la perdita della capacità di comunicare, la frattura con la propria anima verso l’esterno che ne comprime l’espressività più naturale. A questo proposito Garland provocatoriamente contrappone lo scenario chiuso del laboratorio agli squarci affascinanti dell’isola su cui è costruito, con panorami che fanno ancora presagire ad un mondo che se forse solo ad appannaggio di pochi eletti possiede ancora le prerogative di una certa naturalità selvaggia. (Si potrebbe notare in riferimento all’importanza dell’ambiente  quanto risulti algido Her di Jonze, orientato su di una forza sentimentale decifrabilissima  già esprimibile dal suo protagonista). Nathan è il motore di tutto questo, il suo personaggio costruito efficacemente su fisico ed espressione dell’attore Oscar Isaac, sintetizza la condizione di irrimediabile perdita con la realtà dell’ uomo moderno, in linea con il suo tempo, in grado di gestire il suo potere. Fautore e succube del suo successo, ne fa affiorare l’aspetto più drammaticamente nascosto e fragile, caratteri che invece gli altri personaggi rivelano con facilità. Nathan è l’uomo che vuole recuperare la sua umanità attraverso un altro essere, e solo attraverso una persona totalmente differente da lui  può provarci. A cosa può servire la smisuratezza del proprio potere sembra far chiedere il racconto a Nathan, quanto può valere la perfezione della sua capacità di creare, e quanto pesano le  emozioni  con le loro peculiarità disarmoniche, se non a dimostrare un difetto, un’anomalia che lo differenzi da un dio. Pieno di idee forse ma non sempre realizzabili, Nathan ha bisogno di avvicinarsi all’idea inesprimibile della morte. La prima regia di Garland, scrittore e sceneggiatore di successo, si districa con sicurezza fra le diverse sottotracce  della storia, garantendo un equilibrio e una capacità formale significativa  che fanno trovare a Ex Machina un posto  onorevole all’interno del genere del fanta thriller psicologico anche se la ridondanza della parte finale potrebbe ridimensionare un poco quanto costruito prima, ma per un prodotto che è diretto ad un pubblico mainstream  non c’è da lamentarsi.

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