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Ex Machina

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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La recensione su Ex Machina

di ROTOTOM
7 stelle

E il Deus?

Il Deus mancante nel bel titolo del primo film di Alex Garland da regista, già scrittore di Non lasciarmi di Mark Romanek e sceneggiatore per Danny Boyle,  è l’uomo. L’intervento divino inaspettato che risolve trame complesse, espediente narrativo nelle rappresentazioni teatrali delle tragedie  greche, qui non si compie. L’uomo si erge a Dio per creare un’intelligenza artificiale a propria immagine e somiglianza per poi rimanerne vittima.

L’intelligenza artificiale è il tema più sviscerato negli ultimi tempi da parte della fantascienza per risolvere il dilemma etico di quella che sarà la sfida del futuro. Riconoscere una capacità di discernimento ad una macchina che avrà anche la consapevolezza del sé necessaria per affermare una propria individualità che si elevi dalla produzione in serie.
Qualcosa era già stato fatto. Hal 9000 era un’intelligenza artificiale talmente sofisticate da anteporre la propria salvezza a quella del Deus, suo creatore che munito dell’arnese più semplice, l’osso dell’evoluzione della specie dei creatori di macchine, il cacciavite, ne decretava la fine con gelida risolutezza.

Cosa opposta succedeva in Blade Runner, dove il replicante condannato ad un destino crudele, (sapere il momento esatto della propria fine è peggio che avere la semplice consapevolezza della fine), riconosceva il genio dell’uomo, la sua divina propensione alla creazione e conservava la vita del suo creatore, del suo Dio e creatore, in un sacrificio pregno di religiosa devozione.

Garland, sofisticata penna intinta nel contemporaneo immaginario fantascientifico, scrive una variazione sul tema del mito di Prometeo, o giovane Frankenstein, lavorando sulla sottrazione dal punto di vista visivo per sviscerare, come suo solito, il dubbio etico di quel dono della creazione che con la tecnologia è passata via via dall’organico al sintetico. E con essa, questa la novità, all’intelligenza artificiale.
Caleb (Domhnall Gleeson ) è un giovane programmatore e fortunato vincitore di un singolare premio. Recarsi nella lussuosa, esclusiva residenza del suo capo, il genio solitario Nathan (Oscar Isaac), per testare l’ultimo modello di robot dotato di intelligenza artificiale.

Alicia Vikander

Ex Machina (2015): Alicia Vikander

Ex Machina è un gotico contemporaneo che ha sostituito le porte scricchiolanti e le candele dalle lugubri ombre con i sbuffi pneumatici delle porte metalliche e le asettiche luci a led che le ombre se le divorano. Il castello sulla rupe è stato sostituito da una residenza mimetizzata nella natura rigogliosa, tanto esclusiva fuori quanto labirintica dentro, profonda e inaccessibile come una tomba egizia. Rimane intatto l’aspetto romantico decadente dell’attrazione per il diverso, il mostruoso, qui fascinato da una confezione sintetica abilmente assemblata dal suo creatore, Nathan, secondo il globale modello di seduzione decretato dalla rete.  Un gioco a tre di seduzione, potere e soccombenza abilmente predisposto se non fortemente voluto.  

L’isolamento è altrettanto un tema fondamentale nella figura iconica del genio, scienziato pazzo, mostro rifiutato dalla società o semidio avulso alle terrene pratiche dei patetici umani a dir si voglia, nel cinema classico fantastico. Un Fantasma dell’opera che si nasconde nel suo teatro privato, un conte Dracula che di anno in anno invita l’ignaro Jonathan Harker di turno per cibarsene. C’è tantissimo cinema negli occhi di Garland  e tutto il film ruota intorno alla fascinazione, l’affabulazione fantastica del mezzo visivo. Caleb è al contempo spettatore e protagonista della situazione nella quale è stato introdotto. Fascinato dalla personalità del suo capo, Dio, lui primo uomo a varcare la tomba Eden, meraviglioso Olimpo tecnologico, per conoscere (biblicamente? Certo che si, almeno Nathan spera, spinge, muove gli eventi perché cosi sia) la sua Ava. Un essere sintetico dotato di intelligenza che negli occhi rivela lo sgomento per la consapevolezza di un sé che non ha né passato né futuro. Un ‘ombra che ha preso vita nella mente del suo creatore, del quale la casa cunicolare ossessiva e claustrofobica è l’espressione distorta della sua mente.

Alicia Vikander

Ex Machina (2015): Alicia Vikander

Ex Machina è un film esteticamente molto affascinante, geometrico e cerebrale. Molto stile che confonde la sostanza, la seduce e la conduce nei perniciosi territori del thrilling quando tutta la fantasia della scienza filosofica alla fine deve mostrare il conto al minutaggio del film. Dove c’è amore, c’è morte, dove c’è potere, c’è inganno. E visto che la natura divina dell’uomo è solo una parte di quel tutto che comprende anche ogni genere di peccati capitali, è logico che qualsiasi creazione dell’uomo che si erge a Deus, abbia in sé il peccato originale della natura fallace dell’uomo.  E’ il tema portante del film, l’alienazione da tecnologia, sufficiente a se stessa per giustificare una vita solipsistica e elitaria che erompe nell’esaltazione della creazione.  Il dubbio etico che deriva da questa condizione psicotica è se l’uomo sia in grado di riconoscere la vita in un organismo sintetico non tanto per la consacrazione della creatura a essere umano, ma per se stesso. Ovvero se questa capacità in realtà non derivi dallo spasmodico terrore della solitudine, della morte, della consapevolezza della fine.  Credere diventa una necessità, una sospensione dell’incredulità scaturita dalla natura stessa del sogno della creazione. Come attribuire vita ad un’ombra o ad un immagine cinematografica sullo schermo. 

Domhnall Gleeson, Oscar Isaac

Ex Machina (2015): Domhnall Gleeson, Oscar Isaac

Nonostante questa messe di spunti filosofici, nonostante la confezione di altissimo livello Ex Machina non è un film perfetto.  La risoluzione dell’intreccio quando presenta il conto lo fa in maniera abbastanza prevedibile, usando il thriller con soluzioni biecamente terrene invece di elevarsi ancor di più a metafora. La tensione tenuta mirabilmente allo spasimo per tre quarti di film, si scioglie abbastanza facilmente dai falsi nodi che la tenevano ancorata alla storia.

Soprattutto resiste il grande equivoco che affligge il cinema di fantascienza contemporaneo che si occupa di intelligenza artificiale: la dimostrazione visiva dell’intelligenza è sempre declinata a una fisicità che debba rappresentarla. Traslando il senso astratto dell’intelligenza in una manifestazione spesso manichea delle emozioni umane che dovrebbero ratificarne l’esistenza, si sposta il senso stesso dell’opera verso l’esterno. L’attribuzione di un corpo, come detto, giustifica l’identificazione e la necessità del credere che quel corpo, finto ma perfetto, rechi con sé anche un’anima, ovvero la consapevolezza del sé. Ed è molto più facile che questa immedesimazione avvenga anche nello spettatore.  

 

Ma anche Robby the Robot de Il pianeta proibito, benché costruito a immagine e somiglianza dei registratori di cassa anni 50’ era dotato di una sua intelligenza. Come C-3PO di Guerre Stellari o recentemente il patetico Chappie di Neill Blonkamp in Humandroid . Il cinema di fantascienza è attraversato da esseri antropomorfi dotati di intelligenza. Ex Machina di fatto non è nulla di nuovo fatto in maniera estremamente seducente, ed è lo stesso inganno che annienta il protagonista del film, Caleb messo di fronte ad un automa dalle sembianze di una donna bellissima e dolcissima. Un inganno facile, anche per lo spettatore. L’ambiguità di questa situazione è il pregio maggiore del film. Sta allo spettatore decidere in base alla propria sensibilità se propendere per l’affabulazione o la crudele truffa.
Attribuireste a Ex Machina lo status di film di punta sull’intelligenza artificiale?  

Personalmente no, Kubrick con Hal 9000 di 2001: Odissea nello spazio e Spike Jonze con il magnifico HER hanno fatto di molto meglio. Senza corpo.

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