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Ex Machina

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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La recensione su Ex Machina

di mc 5
10 stelle

Se c'è un genere, anzi più che un genere una chiave espressiva, che detesto è quella fantascienza impostata in termini di fighettismo cool, e posso citare un esempio lampante di un film davvero insopportabile come "Under the skin" con una catatonica Scarlett Joahnson. Ecco, diciamo che il mio timore (e le premesse dal trailer c'erano tutte) era che l'andazzo fosse molto simile (oltretutto il titolo di quell'orrendo film lo avevo letto in un paio di recensioni che intendevano accostarli). M'è andata bene, perchè si tratta di qualcosa di completamente differente. Qui niente silenzi e primi piani algidi fini a se' stessi, o meglio questi elementi sono anche presenti ma vivaddio hanno un senso e sono supportati da linguaggio e sceneggiatura credibili e perfino affascinanti. Là invece tutto era improntato ad un'estetica vacua e pretenziosa che infatti fu apprezzata dai soliti eserciti di fighetti cool, tipologia umana che io rifuggo. Il film è girato benissimo, avvalendosi di immagini curatissime e di una buona fotografia. La sceneggiatura è insinuante e costantemente intrigante. Il cast è ristretto a tre soli attori, o quattro se includiamo la ragazza orientale che però ha un ruolo che resta sullo sfondo, e quei tre attori li ho trovati formidabili, ma di loro riferirò adeguatamente tra poche righe. Un ragazzo vince un concorso (anche se poi l'evoluzione del film ci rivelerà che non è andata proprio così) per fare da "pilota" nell'ambito di un esperimento scientifico rivoluzionario. Io vado avanti ma facendo presente che la trama è talmente fitta di intrighi e di svolte che è difficile riferirne nel dettaglio. Lo scenario di questa "sfida" è una casa collocata in luogo imprecisato immerso nella natura e assolutamente blindato. A dirigere l'esperimento è un "cervellone" titolare di un'azienda per la quale -peraltro- il giovane prescelto lavora. E fin dall'inizio comincia questa complessa (e oscura) interazione tra il direttore dell'esperimento, il giovane che funge in qualche modo da "cavia" e una splendida creatura artificiale che si chiama AVA, automa meccanico con sembianze di ragazza (e che ragazza). Non ci provo nemmeno a raccontare i segreti, i dissidi, i misteri, i sospetti, che maturano sempre più tra questi tre personaggi. Fino ad un finale drammatico e violento che non può non colpire lo spettatore e forse potrà anche turbarlo. Il ragazzo "candidato" rappresenta il buono, l'ingenuo, il positivo, mentre il "capo" è il cinismo della Scienza che non si pone problemi etici e procede a qualunque costo, anche sopraffacendo la dignità di chi gli sta a fianco. E poi c'è AVA, che assume progressivamente consapevolezza del proprio stato di sfruttata e conquista (letteralmente) la sua Libertà, affrancandosi dalle catene alle quali era destinata fino alla sua distruzione (già scritta). Il film ha esercitato su di me un fascino fuori dall'ordinario, per tanti motivi. Intanto una sceneggiatura intelligente, che funziona. E poi tre volti d'attori incredibilmente incisivi. Il ragazzo prescelto è un bravissimo Domhnall Gleeson, viso che tradisce origini inequivocabilmente irlandesi (è figlio del formidabile Brendan Gleeson!). Il "cattivo" è invece Oscar Isaac di fronte al cui talento posso solo dire "chapeau". Questo fantastico attore sta facendo passi da gigante, è sempre più bravo, sorprende per la sua capacità di adattarsi ad ogni genere di ruolo, versatile come pochi. E anche qui è semplicemente fantastico e offre una prestazione da leone, peraltro aderendo intimamente ad un ruolo tut'altro che facile dato che si tratta di un monumento all'ambiguità che richiede sfumature impegnative da rappresentare. E infine lei, la meravigliosa Alicia Vikander, il robot più bello che mai si sia visto al cinema. Sì, è brava nel suo ruolo ma è soprattutto una donna stupenda (vabbè, era scontato: me ne sono un po' innamorato) dai tratti del viso delicatissimi e due occhi che ti inchiodano al muro.
In definitiva, un gioiello che in questa cine-estate sciagurata viene un po' buttato come una perla ai porci.

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