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Big Hero 6

Regia di Don Hall, Chris Williams vedi scheda film

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La recensione su Big Hero 6

di scandoniano
8 stelle

locandina

Big Hero 6 (2014): locandina

 

Hiro Hamada è un brillante quattordicenne avvezzo ai combattimenti clandestini tra robot. Il fratello Tadashi lo incita ad entrare all’Istituto di Tecnologia dell’Università per dare sfogo al suo talento ingegneristico. Una volta dentro, Hiro diventerà una cosa sola con il bizzarro robot Baymax e conoscerà i suoi 5 colleghi di lavoro con i quali combatterà l’uomo con la maschera kabuki che ha rubato la sua rivoluzionaria invenzione: i microbot.

 

54° classico Disney. Da “Biancaneve e i sette nani” di tempo ne è passato. E con esso è cambiato il modo di raccontare le storie da parte della casa di produzione californiana. In “Big hero 6”, per esempio, l’ambientazione (San Fransokyo, strano incrocio tra una metropoli americana e la capitale giapponese), è architettata come una bizzarra commistione tra oriente e occidente ed ha una valenza fondamentale. E proprio questo modo moderno di mixare la realtà  (che ritroviamo praticamente dappertutto, compreso nel modo di “disegnare” i personaggi) è forse  il tratto più peculiare del film.

Per il resto “Big hero 6” è costruito sulle solite tecniche di affabulazione, con una ricchezza di buoni sentimenti ad infarcire una trama ben congegnata, molto avvincente e matura, interessante tuttavia più per gli adulti che per i bambini (ma questa non è più una novità ormai). I parossismi, le battute ad effetto, le estremizzazioni dei caratteri (della zia Tess, di Wasabi e di Fred, nonché dello stesso Baymax) fanno tutte parte di un modo di narrare stereotipato e vincente. Ed in quanto tale, già visto. Per il resto c’è originalità, e certamente qualche pietra miliare a imperitura memoria dell’ennesimo successo Disney, come il pupazzone Baymax, vera icona del film, per stessa ammissione degli autori, carino e coccoloso (proprio come un pinguino di “Madagascar”). 

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