La recensione su Lucy

Coloro che mi conoscono sanno che io (in ambito di gusti cinematografici) ho tre bestie nere: Michael Bay, Judd Apatow e Luc Besson. Però con le dovute sfumature. Mentre per Bay il mio giudizio è irreversibile (detesto troppo il suo cinema muscolare e arrogante), su Apatow (di cui aborro l'idea ipocrita e volgare di società americana) potrei anche (ma forse un giorno) ricredermi parzialmente...per Besson invece la mia opinione assai critica si è venuta negli anni smussando. Di lui detesto un'idea di cinema spesso grezzo, fatto di storie e personaggi tagliati con l'accetta, monodimensionali, a volte ruffiani, Insomma nessuno può dire si tratti di un cineasta raffinato, ecco. Eppure in tempi abbastanza recenti mi ha regalato sorprese che da lui non m'aspettavo, proprio per il sapore nuovo rispetto al suo passato, magari anche in presenza di pellicole non bellissime (da "The Lady" a "Cose Nostre" passando per il delizioso "Adéle"). Un regista dunque capace di sorprendere. E "Lucy"? Beh in molti hanno evocato il classico "Nikita". Io francamente non ho trovato alcuna connessione col suo più celebre film, ma devo dire che quest'ultimo prodotto ora svettante ai vertici del nostro box office, mi ha conquistato. Il film mi ha preso bene, anche se nonostante il ritmo incalzante al 100%, qua è là affiorano i difetti del solito Besson spaccone e superficiale. Ma sono dettagli ampiamente compensati dalla potenza di una pellicola che si impone per spettacolarità e azione, arricchita oltretutto da una girandola di effetti speciali e soprattutto immagini talmente aggressive e potenti da tenere lo spettatore in continua tensione. E' un film pieno di idee e di fantasia, talvolta una fantasia un po' cheap, ma che comunque funziona. La vicenda (come accade spesso con Besson) è vagamente "eccessiva", ma ci siamo abituati e ci lasciamo trasportare volentieri in questo fanta-action senza porci troppe domande (se Besson cioè "la spara grossa" o no). Il film inizia con un dialogo strepitoso tra Lucy e un certo Richard che è da antologia (per me già un cult, quel tira e molla tra la ragazza e il cowboy che le chiede di fare da galoppina) A quel momento cult ne segue subito (in questo film si va sempre di corsa) un altro ancor più cult, quello dove entra in scena il coreano malvagissimo. E da lì in poi è un susseguirsi senza respiro di scene d'azione inframmezzate da stacchi in cui si rappresentano (e qui Besson scatena la fantasia in modo forse pretenzioso ma sicuramente inquietante) i massimi sistemi sul senso dell'Universo e sulla Creazione della Terra. Si può -come ho detto- accusare Besson di essere il solito spaccone, ma a mio avviso trovo degno di stima questo produrre un filmone che attira pubblico con una spettacolarità che poggia su basi non banali, divertendo e intrattenendo con una proposta di livello più che accettabile. Non entro nel dettaglio delle teorie (fanta)scientifiche evocate dal film soprattutto perchè confesso che non ci ho capito una mazza. Ma questo poco importa. Scarlett Johansson davvero in parte, qui più che mai (finalmente! l'attrice ha finora offerto prove non esaltanti), Morgan Freeman fa il suo dovere senza troppo impegnarsi. Da segnalare lo strepitoso Mink-Sik Choi in un uno dei ruoli da cattivo più riusciti della storia del cinema. Buone le scelte musicali di tale Eric Serra. Luc Besson, questa volta hai salvato la faccia e non sei più sul mio Libro Nero.