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Non sposate le mie figlie!

Regia di Philippe de Chauveron vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Non sposate le mie figlie!

di Ascasubi
4 stelle

I coniugi Verneuil vivono in una elegante magione neoclassica immersa in un grande parco con tanto di scalinata rococò. Si tratta di un luogo idealmente romantico destinato al rifugio di un nobile, ma che nella funzionale prosa odierna fa parte di una tipologia immobiliare destinata prettamente ai ricevimenti matrimoniali. Ed in effetti, e senza farlo apposta, questa coppia francese - che nelle intenzioni autoriali vorrebbe rappresentare la tipica famiglia francese - oltre ad una sontuosa dimora può vantare quattro splendide figlie alte e longilinee come le modelle di Boldini e di Jack Vettriano. Le tre sorelle più grandi hanno già contratto un matrimonio: da qui parte l'aggangio della sceneggiatura del film, con i nonni intenti a presenziare alla cerimonia ebraica della circoncisione del loro primo nipote. Un rito mal digerito da nonno Verneuil, fieramente cattolico ma che si trova ad avere, in ordine cronologico, un genero (appunto) israeliano, uno arabo ed uno cinese. Il desiderio di potere sedersi a tavola con una figlia ed un genero finalmente francese e cattolico viene concentrato dunque sulla figlia più giovane. Quest'ultima soddisfa però soltanto il secondo requisito in quanto il marito che ha scelto è sì cattolico, ma africano e come se non bastasse è figlio di un padre despota, arrogante e dai convincimenti (apparentemente) incrollabili.

 

Questa commedia brillante non scivola in soluzioni troppo demenziali, ma tuttavia risulta frammentaria e concentrata superficialmente sui luoghi comuni. Le trovate comiche risultano poco memorabili, prevedibili e tirate per i capelli: si va dal cane dispettoso che si mangia il prepuzio del nipotino che i nonni avrebbero conservare dopo la cerimonia della circoncisione, passando per il colpo di Karate da cartone animato col quale il cinese stende il cognato, ai tre tacchini cucinati secondo tre tradizioni culinarie differenti ma che i tre cognati decidono poi sportivamente di assaggiare indifferentemente. Per di più la prova attoriale di Christian Clavier, nonno e patriarca nella vicenda, è troppo scopertamente artificiosa, la sua temporanea pazzia può essere fonte di benevolenti sorrisi, senza però indurci a divorare la successione degli eventi. Clavier trova una spalla ideale solo nel padre della figlia più giovane, una situazione che avrebbe dovuto essere sviluppata più a lungo senza venire confinata nell'ultima parte del film, in attesa che la trama si sciolga in quel fantastico giardino della fantastica villa dei Verneuil.

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