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Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1

Regia di Francis Lawrence vedi scheda film

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La recensione su Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1

di EightAndHalf
5 stelle

"E domani, Pane(m)", al che scoppia la risata involontaria. Non che ce ne siano troppe, in questo terzo (semi)finale capitolo della saga di grande successo Hunger Games, ma non per questo le ovvietà non piovono copiose come stereotipi sulle macerie dei tanti Distretti, durante questo distopico episodio immaginario di storia umana. Finalmente ci stacchiamo un po' dalla ripetitiva e macchinosa riproposizione delle suggestioni dei "giochi" dell'arena, e guardiamo un po' cosa c'è fuori, e cosa ne è stato e ne sarà degli abitanti più umili e indifesi dopo e durante le aberrazioni perpetuate dalla dispotica Capitol City, sotto il comando del presidente Snow. Piange il cuore a vedere Donald Sutherland costretto a guadagnarsi un po' la pagnotta in un ruolo come quello, che nella sua piattezza impone una gestualità limitatissima, e dispiace ancor di più che sia questa la vera ultima interpretazione di Philip Seymour Hoffman, che se avesse chiuso con La spia forse avrebbe avuto un congedo più coerente con la sua elevatissima capacità attoriale. Fatto sta che Hunger Games - Il canto della rivolta (o almeno la prima parte, perora, costretti come siamo a sottostare a questa ridicola ma quanto mai fruttuosa manovra commerciale di dividere l'ultimo romanzo di Suzanne Collins in due parti) riesce nel suo piccolo sottogenere a offrire qualche sussulto, pur sempre contestualizzato a un'opera che cerca il facile appiglio sul pubblico per di più giovane e forse inconsapevole di quanto si stia sciorinando materiale già usato ed abusato in circostanze certo più nobili e giustificabili (ma il problema è a monte, ovvero il rating cui è destinata la stessa serie di romanzi).

 

Jennifer Lawrence

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1 (2014): Jennifer Lawrence

 

Quello che infastidisce maggiormente è proprio questo: spacciare per nuove idee (con un tratto di epicità che il regista tutt'altro che scognito Francis Lawrence evidenzia in continuazione) situazioni stranote, come quella delle dinamiche rivoluzionarie , della perdita degli affetti, dello spettacolo che manovra e gestisce il popolo attraverso le sue immagini eloquenti ma fallaci. L'ora e venti di Contenders serie 7 rende meglio ciò che Hunger Games ha finora detto con tre film, e lo rende divertendo e sconvolgendo allo stesso tempo. Se poi si vuole definire Hunger Games - Il canto della rivolta parte I un film di "attori", allora forse è più giusto, anche se facile scusante di fronte alla desolazione di tematiche monotone che vengono rigettate nelle fauci ingorde dello spettatore avvezzo ma ostinato. Se si vuole guardare alle interpretazioni, allora non resta che inchinarsi di fronte a una Jennifer Lawrence sempre brava ma costretta a vestire i panni di un personaggio del tutto privo di ironia, la Katniss onnipresente e sempre con lo sguardo perso di fronte alle disgrazie che le incorrono, con quegli abiti attillati che ci ricordano che la Lawrence è anche gnocca, vista la postura omacciona richiesta dal ruolo. L'interpretazione di Julianne Moore diciamo che si salva, riesce a rendere credibile nel particolare il suo personaggio; il problema è far capire all'attrice le priorità, perché che la si rivedrà in una produzione come quella del Settimo figlio, che da locandina e poster sembra una stanca riproposizione di un Eragon simil-tolkeiniano, non è una buona notizia, e quella credibilità qui raggiunta potrebbe istintivamente andare scemando. Lanciando occhiate al resto del cast, nella folla, si distinguono poi i volti di due giovani star, Sam Claflin e Natalie Dormer, già colleghi nel pessimo Posh di Lone Scherfig e qui di nuovo sotto la stessa ala registica; non che non facciano il loro lavoro, ma probabilmente Claflin è il più inespressivo di tutti, mentre il look della Dormer lascia più di un dubbio. Comunque meglio di Josh Hutcherson che qui compare poco e niente, come vuole la trama, e che per quel poco che compare non sa destare la minima emozione, né riesce a cambiare minimamente espressione.

 

Jennifer Lawrence, Julianne Moore

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1 (2014): Jennifer Lawrence, Julianne Moore

 

Cosa salva dunque  Hunger Games - Il canto della rivolta parte I nel paragone con il secondo capitolo della saga? Semplice, quello era ancora più disarmante e ridondante, mostruosamente uguale al primo episodio se non per quella diavolo di arena che prima stava ferma e invece lì ruotava. Almeno questo terzo capitolo cambia i toni, estende i claustrofobici "giochi" fuori dall'arena, e si mantiene coerente nella disamina (grossolana e teen-friendly) di ciò che lo spettacolo può voler dire, nel suo lato buono e nel suo lato cattivo (anche se è sempre e solo propaganda).

 

Sam Claflin

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1 (2014): Sam Claflin

 

Natalie Dormer

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1 (2014): Natalie Dormer

 

Per il resto il film è un'accozzaglia di luoghi comuni: si parla tanto di lotte fra ricchi e poveri, ma non c'è la men che minima semplificazione (almeno quella!) di ciò che può essere il significato di lotta di classe o ciò che davvero comporta una rivolta (se sono pretese eccessive, allora quantomeno sfumare quell'odiosa frammentazione manichea dei caratteri...). Solo, e soltanto, la Katniss ansimante che piange per il suo Peeta. Nonostante il fatto che le due ore di film siano relativamente avvincenti, non ci si riesce a privare di quel senso di aria stantia che circonda l'intera operazione.

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