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The Interview

Regia di Evan Goldberg, Seth Rogen vedi scheda film

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La recensione su The Interview

di giurista81
6 stelle

Curioso film parodistico che, da un lato, si diletta a irridere i talk show americani con interviste "testa a testa" tipo quelli condotti da David Letterman e, dall'altro, dileggia la dittatura nord coreana di Kim Jong-Un. Peccato che all'uscita del film non fosse già in carica, quale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, altrimenti sarebbe uscito un qualcosa di veramente esplosivo, ovviamente in formato atomico. Dietro al progetto ci sono il canadese Evan Goldberg e il più famoso connazionale Seth Rogen, già in coppia alla regia di Facciamola Finita (2013). Si tratta di un progetto che suona più da furba trovata commerciale che da un tentativo di creare un qualcosa destinato a restare vivo nel tempo. I due canadesi, che firmano anche lo script, costruiscono una sceneggiatura fortemente stereotipata che si diverte a giocare col fuoco e offre un mix tra splatter, un pizzico di azione e soprattutto molta demenzialità stile Scemo e più Scemo, con l'attore James Franco che tratteggia una caratterizzazione di un conduttore sopra le righe sulla scia di Jim Carrey. In un'intelaiatura del genere non può che apparire un Kim Jong-Un (interpretato da Randall Park) presentato alla stregua di un bamboccione fortemente viziato e complessato, che si comporta alla stregua di un teenager, giocando con i carri armati veri e a basket, tra veline e supermercati falsi allestiti in modo da indurre in errore i due americani ospiti nella capitale circa il benessere della cittadinanza. Questi ultimi due, altrettanti deficienti, sono lì perché invitati dal governo coreano, in quando Kim è un fan scatenato di un talk show americano talmente demenziale da far diventare i talk show pomeridiani di Maria De Filippi dei momenti di altissimo valore socio-culturale destinati a entrare nella storia della televisione internazionale.

Ne esce fuori un prodotto dal discreto ritmo, che riesce a intrattenere e anche ben girato nei momenti di azione, capace di strappare svariati sorrisi (a cervello però scollegato). Esilaranti momenti z-movie con dita strappate a morsi da cui fuoriescono schizzi di sangue formato tarantino oppure l'inquadratura al rallentatore (stile il proiettile rallentato in MATRIX) di una cannonata che va a sfondare un elicottero facendolo scoppiare (scena molto carina con un commento sonoro a contrasto che la rende spettacolosa). Lascia un po' l'amaro in bocca la caratterizzazione stereotipata e completamente sbilanciata ai danni del dittatore coreano. Il linguaggio dei dialoghi è spesso e volentieri volgare e contribuisce a rendere evidente la superficialità del progetto.

Siamo dunque in presenza di una goliardata? Mica tanto... il film ha suscitato una tensione crescente di stampo internazionale. La Corea del Nord ha fatto pressioni affinché il film venisse bloccato etichettandolo come un "atto di guerra" e arrivando persino a organizzare attacchi da parte di hacker e minacce di attentati terroristici. Un vero e proprio caso diplomatico che è andato ad alimentare, a suo modo, una situazione che è già giunta a livelli tutt'altro che consigliabili. Ha dunque esagerato il governo coreano? Ma non direi proprio, a mio modo di vedere. L'intervista finale con cui James Franco induce al pianto Kim è, a mio modo di vedere, spinta troppo agli eccessi e ha quel sapore da film propagandistico, di certo amato da Trump, che non può certo esser preso come un esempio di cinema da seguire (per il modo). A ogni buon conto, resta un prodotto divertente e piacevole, ma dati i personaggi coinvolti, a mio avviso, si sarebbe dovuto evitare. 

 

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