Regia di Nando Cicero vedi scheda film
Il medico Eva Marini (Edwige Fenech), insignita dei gradi militari, è inviata in mezzo a un folle manipolo di soldati sperduti nelle lande deserte della Sardegna. Un soldato ribelle, dai modi burberi, farà breccia sul suo cuore (Michele Gammino).
Sequel de La dottoressa del distretto militare, con ambientazione di poco differente (il campo di addestramento invece dell’ospedale) ma stesso approccio: struttura a sketches, trionfo dei bassi istinti, sinfonie scatologiche, deliri omofobi e volgarità a iosa. Forse più curato nella struttura comico-splapstick, con il difetto di avere pochissima Edwige: la forza del primo film stava proprio nell’eccezionale contrasto visivo tra il suo corpo desideroso e la rozzezza dei personaggi che la circondavano, aspetto che qui appare più trascurato; tra l’altro, la vediamo quasi sempre vestita (con improbabili shorts e tacchi) concedendoci un solo fugace spogliarello dal buco della serratura e una breve occhiatina ai seni sotto la doccia.
Gammino (che rimpiazza Pea), soldato sardo bruto e barbuto, è quasi irriconoscibile. Introdotto il personaggio del Colonnello, completamente folle (con allucinazioni a sfondo erotico-omosessuale), interpretato da Montagnani, quello del Generale, col grande Tiberio Murgia e, infine, il prete ubriacone con Enrico Beruschi. Stessi ruoli per Mario Carotenuto, Nino Terzo, Alvaro Vitali, Lucio Montanaro, Renzo Ozzano; Leo Gullotta rimpiazza Gianfranco D’angelo, senza la verve schizoide del collega.
Scene stracult: Alvaro Quattromani (cognome che è tutto un programma) che scommette coi camerati di spezzare un'asse di legno con la sua erezione.
La trilogia si conclude con La dottoressa alle grandi manovre.
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