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Lo straniero della valle oscura

Regia di Andreas Prochaska vedi scheda film

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Kitosh

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La recensione su Lo straniero della valle oscura

di Kitosh
8 stelle

Trattando il tema della vendetta si rischia sempre di girare pellicole che risultimo banali ed opsolete. Questo perchè sono centinaia e centinaia (e non solo nel genere western) i film che ne hanno trattato. "The dark valley" riesce a staccarsi dalla massa. 

Prima di tutto, non si tratta di un western propriamente detto, ma (come lo definiscono i più precisi) un "eastern", cioè non è ambientato nel vecchio West propriamente detto, ma in altri contesti geografici (appunto ad "est", nel continente euro-asiatico) che comunque presentano caratteristiche simili o identiche. Sono molti i casi di western non ambientati in America, ma comunque molto ben riusciti. Basti pensare ai tanti ambientati in Australia (citiamo "Carabina Quigley" e "La proposta"), a "Dust" ambientato nella Macedonia di inizio '900 (che personalmente non apprezzai molto, ma che è stato rivalutato da molti altri amanti del genere), o ai western asiatici (citiamo "Sukiyaki Western Django" e "Il buono il matto il cattivo"). In questa pellicola in particolare parliamo delle Alpi austriache di fine '800. L'ambientazione non può non ricordare quella de "Il grande Silenzio", uno dei capolavori di Sergio Corbucci (che pure fu girato nelle Alpi italiane), che in più è del tutto identica ad alcune zone montuose del Wyoming americano.

 

Tornando ora al tema della vendetta, in questa pellicola non è presente per tutto il film, ma è diluito in maniera eccellente con il resto. Invece che concentrarsi sul motivo che spinge il protagonista a fare quello che fa, il regista si sofferma sull'ambiente in cui si svolge la storia. Un villaggio sperduto in cima alle Alpi dove, anche agli inizi del XX secolo, vive una comunità ancora poco più che medievale, con uno spietato capo-villaggio che impone leggi sul possesso di figle e molgi degli abitanti e che le fa rispettare con la forza (una cosa stile barbari, unni e così via). Cosa per niente irreale e basta tornare con la mente al tempo dei nostri bisnonni per averne conferma. Vengono mostrati molto bene anche alcuni punti della quotidianita di quell'ambiente: la frugalità dei pasti, la spogliatezza degli ambienti interni, la difficoltà a procurarsi il legname per l'inverno, la caccia... 

Per riassumere, un ambiente selvaggio e crudele, che non ha niente da invidiare al selvaggio West. 

Inoltre, il regista gioca molto bene su un cliché del genere: lo straniero, che non si sa da dove arrivi, non si sa cosa sia venuto a fare, ecc... e pian piano scopriamo le risposte a queste domande. 

 

Quindi apparte la lingua parlata (il tedesco), non c'è quasi niente che non ricordi i cari vecchi western dall'ambiente invernale (vada per "Il grande silenzio", ma anche "Sfida a White Buffalo" o il più recente "Caccia spietata"). Ottimo Sam Raily nella sua carismatica interpretazione (il viso ricorda il buon vecchio Peter Lee Lawrence, una delle "star" del western italiano di serie B), ottime scene d'azione e bellissimi lunghi campi. 

 

La violenza è molta (una fucilata alla gola, un ramo pieno di chiodi sbattuto negli occhi), ma non eccessiva, ossia non ci sono grandi massacri e mai più sangue di quanto sia necessario. 

 

Musica non sempre buona. Una in particolare, suonata da un modernissimo organo elettrico, è sì abbastanza gasante, ma stonata incredibilmente con lo stile rustico e gotico di tutto il resto del film. Quella d'entrata anche, che ha un "che"di pop, mi ha ricordato il tema di "Lo chiamavano King" (per capirci).

 

Unica vera pecca forse, lo scontro finale con i fratelli-antagonisti, che a mio parere si risolve troppo frettolosamente.

 

Per il resto, ottima pellicola, sia come western ("eastern") che come film. Appassionante, ben fatto e difficilmente deludente.

Da consigliare soprattutto nella videoteca dei collezionisti del genere, anche solo per essere (da quel che so') l'unico western ("eastern"!!!) ambientato in Austria.

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