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Viviane

Regia di Shlomi Elkabetz, Ronit Elkabetz vedi scheda film

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La recensione su Viviane

di Tex61
8 stelle

Film gradevole sulla libertà e sul sacrosanto diritto di ottenerla.

Ronit Elkabetz

Viviane (2014): Ronit Elkabetz

Non è facile mantenere sempre alto il livello di attenzione in un film di quasi due ore girato sostanzialmente dentro una stanza. Non lo è soprattutto per me che solitamente mal digerisco le pellicole claustrofobiche in interno e basate principalmente sul dialogo ma, in questo caso, devo dire che il risultato è eccellente e la visione si è rivelata tutt’altro che noiosa. Bel film questo Viviane, soprattutto per le notevoli capacità espressive della protagonista (co-regista) e per un complessivo ridottissimo e ottimo cast. Un altrettanto ottimo montaggio, taglio d’inquadrature sempre indovinate, buona fotografia e qualche situazione comico-grottesca contribuiscono a costruire un pregevole prodotto cinematografico anche se qualche episodio di scarsa fluidità (leggi lentezza) non manca, ma risulta comunque del tutto ininfluente. Altrettanto (e forse questo è il piccolo pregio di questo grande film) la tensione emotiva, invero non altissima, rimane però sostanzialmente costante grazie all’eterno interrogativo che assilla lo spettatore su quale sarà la mossa successiva del marito per rinviare in eterno questo benedetto divorzio oltre a percepire sgradevolmente, soprattutto nelle prime fasi, l’evidente parzialità del rabbino a favore del coniuge maschio.

 

Sui contenuti filmici mi limiterei ad un “paese che vai, diritto di famiglia che NON trovi” forse un po’ limitativo e frettoloso ma, diversamente, la trattazione di un argomento così complesso risulterebbe avulso dal mero commento al film. l vari credo religiosi, la loro integralista applicazione e/o la strumentalizzazione degli stessi sono e saranno sempre la rovina di molti diritti civili soprattutto in paesi, come Israele, dove il matrimonio è solo di tipo religioso e totalmente in mano, nella sua costituzione e scioglimento ad una giustizia gestita e fortemente condizionata dai rappresentanti di tali precetti (così ho letto informandomi velocemente). Il fatto è ben riconoscibile, oltre che da una complessiva visione spostata a favore del maschio, anche da rituali ricchi di arcaici orpelli formali; chi vedrà il film comprenderà. Bellissima e significativa una delle ultime sequenze, l’unica che rivolge la telecamera all’esterno nell’inquadrare la via cittadina, a mio parere uno sguardo verso la libertà anche se la stessa sembra “condizionata”, ennesimo compromesso di tutti quelli che ci toccano nella vita.

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