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The Signal

Regia di William Eubank vedi scheda film

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La recensione su The Signal

di ohdaesoo
7 stelle

spoiler dopo la linea divisoria

 

Ecco, questi sono i film che cerco, quelli che sanno usare cervello e cuore.
Intendiamoci, non siamo certo davanti ad un gioiello imperdibile ma, insomma, ce ne fossero di piccoli film così.
I due aspetti che ho amato più di questo The Signal, pellicola che, per capire in che ambito siamo, tratta di "alieni" ed esperimenti, sono la sua capacità di diventare ogni volta un film diverso, e, come dicevo, quella di saper possedere un'anima che trascenda le immagini.
Due ragazzi, geni dei numeri e dell'informatica (come non farsi tornare alla mente l'appena recensito The Internet's Own Boy?), stanno accompagnando una ragazza (fidanzata di uno di loro) in California dove, per imprecisate ragioni, probabilmente di studio, dovrà restare per almeno un anno.
Lui, il fidanzato, è quasi storpio, non si capisce se per un incidente o per una malattia degenerativa inarrestabile. Decidono di fare una deviazione nel percorso inseguendo il segnale di un hacker che li tormenta da un pò.

Il film è divisibile in 3 parti nettamente distinte (forse pure 4), tutte a loro modo riuscite.

Il viaggio dei ragazzi fino alla casetta, che serve in maniera molto convincente a capirne i rapporti.

Tutta la parte nella base (dai, nessuno spoiler, guardate la locandina).

Tutta la parte fuori.

I 3 attori sono bravissimi, la regia sembra avere una mano a tratti ispiratissima dietro, e la sceneggiatura, pur con molti riempitivi francamente eccessivi, ha tanto da dire, tantissimo. E costruisce un finale strepitoso secondo me, se ben interpretato.
Ma il merito principale di The Signal sta nel riuscire a mettere insieme i 3 pezzi principali del Puzzle Uomo.
La Mente, il Corpo, il Cuore.
Tutto il resto di quello che siamo sono appendici di questi 3 elementi.
Nic è un genio (esaltazione della Mente) con un problema fisico gravissimo (deficit del Corpo) molto innamorato della sua ragazza (conflitti del Cuore).
E tutto il film sarà un continuo "giocare" su questi 3 elementi, sulle loro interazioni, sui loro "miglioramenti" (le protesi) e i loro peggioramenti (la testa che non riesce più a funzionare).
E anche le immagini vanno dietro questo progetto intervallando sequenze fortemente di genere (base spaziale, esperimenti, sparatorie, inseguimenti) ad altre molto più sentimentali e umane, come tutti i bellissimi flashback, montati e fotografati magnificamente, dei 3 ragazzi.
C'è anche un gioco ottimo con le luci, quelle bianche e asettiche della base che poi, attraverso il corridoio buio (contrapposizione) porteranno a quelle gialle ocra del deserto.
A volte ci troviamo davanti a scene discutibili, come il goffo tentativo di fuga nella base con letto incorporato, ma in realtà tutto questo avrà poi un perchè come del resto tutti i discorsi sul "luogo sempre uguale" o come la tranquillità che sembrano sempre avere gli scienziati nelle loro azioni (come se loro sapessero qualcosa che noi non sappiamo).
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E così è, tutti misteri saranno svelati da un finale perfetto, geniale.
"Sei un perfetto mix tra l'intelligenza umana e la tecnologia aliena, il nostro miglior risultato", dice Damon/Nomad a Nic.
Già, Nostro di chi però?
Quella frase sarà svelata nel finale, grazie al quale capiremo, con un minimo sforzo, veramente tutto, ogni singola scena, dal perchè quel luogo paresse vero e finto allo stesso tempo al perchè gli scienziati sembrassero avere sempre tutto controllo, dal perchè delle protesi allo scoprire il ruolo degli altri personaggi "umani" incontrati. E la mente non può non ritornare a quel corpo che era andato su, quello di lei, nella scena della casetta. Ce ne eravamo dimenticati ma ora torna in modo fortissimo.
E' vero, ci sono momenti davvero troppo tirati per le lunghe, inseguimenti e sparatorie che fanno perdere un pò di ritmo narrativo e spessore, come se il regista volesse arrivare in fondo a svelar tutto ma abbia avuto la fretta di farlo.
Ma la slomo in montaggio alternato tra l'incidente col camion e la giostra nel passato, le corsa nel fango, la base, la casetta iniziale (con un inquietante omaggio a Balir Witch Project) e i tunnel bui per uscire fuori sono tra le tante immagini che fanno di questo The Signal un piccolo grande film.
Il corpo ormai è loro, la mente forse lo sarà, il cuore invece no, quello non potranno mai controllarmelo.
E se proprio devo perderlo allora preferisco pensare che se ne è andato via con lei.
Anche se, e questa è un'altra tematica importante sollevata, se è vero che c'è stata adduzione, comunque è stato il mio libero arbitrio a causarla. L'ho cercata, inseguita, quasi voluta.

Ho un solo rimpianto, un'idea che mi è venuta e che secondo me sarebbe stata perfetta come immagine finale.
Un bambino che inserisce un gettone, preme un bottone e vince un peluche.
Sarebbe stato un finale indimenticabile e una chiusura del cerchio di impressionante perfezione.

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