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Un ragazzo d'oro

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Un ragazzo d'oro

di mm40
4 stelle

Un maturo scrittore e sceneggiatore, mai approdato al vero successo, muore in circostanze sospette. Il figlio, pubblicitario altrettanto frustrato e dipendente da psicofarmaci, da Milano va a Roma per capire di più sulla fine del padre e sul suo ultimo libro rimasto incompiuto, un promettente romanzo amaramente autobiografico. Il tracollo è a un passo soltanto.

 

Parabola intrisa di amara nostalgia - sentimento non nuovo per il cinema di Avati, anche se solitamente dipinto con altri e più consolatorii pennelli - e occasione cinematografica di non poco conto, al tempo stesso, per il regista: da un lato riesce a dare il volto del protagonista a uno degli attori 'giovani' maggiormente in voga al momento (Riccardo Scamarcio) e dall'altro Avati ha a disposizione, sia pure per un ruolo di minor spessore nell'economia della storia, una diva americana in carne e ossa, cioè Sharon Stone. Come di consueto il regista firma anche la sceneggiatura, insieme al figlio Tommaso; è una vicenda di incomprensione, di aspettative irrealizzate e soprattutto di disequilibri famigliari. Se Davide/Scamarcio è un personaggio complesso che non riesce in alcun modo ad accettare la sua realtà innanzitutto per limiti propri - anche se la tara paterna sembra nel suo caso somigliare più a una maledizione che a un dono -, meno compiuti a livello di scrittura sembrano invece i personaggi a lui di contorno. Altri interpreti degni di rilievo sono Giovanna Ralli e Cristiana Capotondi; Avati, più propenso solitamente alla commedia, ha senza dubbio licenziato drammi di maggior levatura. D'altronde Un ragazzo d'oro è arrivato in sala al termine di un biennio, 2013-2014, che ha visto il cineasta bolognese sfornare, oltre a questa pellicola per il cinema, una fiction televisiva (Il bambino cattivo) e una miniserie, anch'essa per il piccolo schermo, della durata monumentale di dieci ore (!), Un matrimonio. 4,5/10.

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