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Loin des hommes

Regia di David Oelhoffen vedi scheda film

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La recensione su Loin des hommes

di Spaggy
9 stelle

È possibile realizzare un film western ambientato a metà anni Cinquanta del Novecento? È altrettanto fattibile che a far da sfondo alle vicende non siano gli Stati Uniti ma l'Africa e le desolate lande dell'Algeria? È fattibile sostituire gli americani con i francesi colonizzatori e gli indiani con gli algerini? La risposta alle precedenti domande è sì e lo dimostra chiaramente David Oelhoffen con il suo Loin des Hommes. Liberamente basato sul racconto L'ospite di Albert Camus, una breve storia di 13 pagne, Loin des Hommes ci porta nell'Algeria agli albori della guerra d'indipendenza dalla Francia e ripercorre la vicenda dell'intensa amicizia che nasce tra Daru, un insegnante di scuole elementari ed ex capitano dell'esercito francese durante la Seconda guerra mondiale, e Mohamed, un algerino da scortare fino a Tinguit per essere assicurato alla giustizia dopo aver assassinato un cugino con una roncola.

 

 

Reda Kateb, Viggo Mortensen

Loin des hommes (2014): Reda Kateb, Viggo Mortensen

 

Man mano che il viaggio procede, tra i due uomini si crea un clima di forte intesa. Daru, mai assoggettatosi alle leggi della terra in cui vive e che sente come sua per esservi nato, non ha accettato di buon grado l'ordine impostogli e suggerisce più volte al prigioniero la fuga. Mohammed, dal canto suo, ha validi motivi familiari per volere arrivare a destinazione ed essere giustiziato: solo in tal modo eviterebbe, da buon fratello maggiore, ripercussioni sui fratelli minori e calmerebbe i loro successivi desideri di vendetta. Il momento in cui si mettono in marcia è storicamente uno dei più pericolosi di tutta la storia algerina: gli indipendentisti hanno dato il via agli attentati terrorisrici contro gli invasori francesi, che a loro volta hanno l'obbligo e il dovere di rispondere con il fuoco e di eliminare i nemici.

In un percorso, dunque, irto di insidie, pericoli e imboscate, i due impareranno a svelare le loro anime nascoste l'uno all'altro e a far di necessità virtù, trovando sotto il caldo afoso africano e le torrenziali piogge improvvise il coraggio utile a risvegliarsi da un torpore emotivo che a lungo li ha limitati. Costretti ora a sparare ora ad amare, Daru e Mohammed troveranno ognuno a modo proprio la linea dell'orizzonte, sperando in un futuro diverso dal passato e dal presente vissuto.

 

Con un'impostazione rigida e asciutta, Oelhoffen segue i suoi due personaggi senza mai abbandonarli o perderli di vista, divenendo con la sua telecamera un terzo occhio in grado di segnare la traiettoria e guidare i passi. Non cedendo mai ai ricatti psicologici che la vicenda avrebbe potuto innescare o a divagazioni politiche sul colonialismo, il regista sceglie la via della compostezza e della messa in scena essenziale: niente orpelli scenografici ma unicamente la natura sconfinata e rocciosa della catena dell'Atlante, elevata a protagonista accanto a Reda Kateb e Viggo Mortensen, volti e corpi di Mohammed e Daru. Di gran lunga, il miglior film francese in gara.

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