Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Un agente dell'FBI alle prime armi dà la caccia a un serial killer aiutata da un collega di quest'ultimo. Per Il silenzio degli innocenti, Thomas Harris ha praticamente fatto un copia incolla di Red Dragon con soltanto due sostanziali differenze: in primis la protagonista, che qui non è un veterano che ha già affrontato il pericolo e vuole vincere i propri demoni tornando in pista, ma una ragazza dal passato tragico ansiosa di mettersi alla prova per dimostrare a sé stessa di valere; la seconda cosa è il personaggio di Hannibal Lecter, il cui ruolo assume qui un'importanza decisamente maggiore. Jonathan Demme mette in scena il tutto con grande sapienza, regalando almeno un paio di scene da antologia (l'evasione di Lecter dal carcere e l'arrivo di quest'ultimo a Memphis) e dimostrando di avere anche una certa mano orrorifica, e Anthony Hopkins giganteggia contribuendo a creare col suo carisma un'icona del genere, ma a parte questo, sinceramente non comprendo le lodi sperticate (con annessa tempesta di Oscar) che sono state rivolte a questo film: alla fine si tratta della solita minestra riscaldata, col poliziotto pieno di turbe alla ricerca del serial killer che uccide in modo creativo (fra l'altro Buffalo Bill non l'ho neanche trovato così memorabile). Per me è sul livello di opere come Seven e Manhunter: film in cui la regia ispirata e le ottime interpretazioni degli attori compensano una sceneggiatura tutto sommato poco originale, con un risultato piacevole ed avvincente. Dire altro mi sembra esagerato.
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