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Le meraviglie

Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film

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La recensione su Le meraviglie

di sasso67
7 stelle

Opera seconda di Alice Rohrwacher, Le meraviglie non è secondo me un passo avanti rispetto al film precedente Corpo celeste, ma ha un discreto valore per almeno un paio di aspetti. Innanzitutto siamo in un film autobiografico, perché la regista, sorella dell'attrice Alba Rohrwacher (che interpreta la moglie del protagonista), è effettivamente figlia di una donna italiana e di un fricchettone tedesco, stabilitosi nell'Italia centrale a fare l'apicoltore ed ha avuto davvero una famiglia composta di donne come si vede in Le meraviglie. Il secondo aspetto d'interesse del film della Rohrwacher consiste nella capacità di filmare i ragazzini: è pur vero che il personaggio principale è la sorella maggiore, di circa 17 anni, ma è fondamentale anche il personaggio della seconda sorella (che adombra la reale figura della regista), sempre positiva e allegra, un piccolo vitale motorino della famiglia. E nel rendere lei, le sorelle più piccole, ma anche la protagonista e l'enigmatico Martin, Alice Rohrwacher dimostra una sensibilità registica che non ha molto da invidiare a maestri del calibro di Vittorio De Sica e François Truffaut. Forse come regista non ha ancora la personalità di questi Autori, ma sa cogliere il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza al di fuori di ogni smanceria e di ogni stereotipo cinematografico, con una punta di (reale) crudeltà.

Sono notevoli gli interpreti, sia ragazzini che adulti ed è interessante vedere lo scontro tra la mentalità del padre ecologista oltranzista con quella delle figlie che amano le canzonette e gli spettacoli televisivi nazionalpopolari. Per di più, il film si ambienta in una campagna umbro-toscana precedente alla formazione della mitologia campagnola da mulino bianco e da casale ristrutturato da alto borghesi di tutto il mondo, come quelli mostrati da Bertolucci in Io ballo da sola. E poi, per quanto mi riguarda, non posso che volere bene a un film nel quale si sente dire «babbo» anziché l'odioso «papà».

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