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Le meraviglie

Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film

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La recensione su Le meraviglie

di maurizio73
6 stelle

Gelsomina, mite e laboriosa, è un'adolescente da sempre vissuta nel casale della campagna toscana dove condivide il duro impegno nell'apicoltura con un padre testardo e dispotico, una madre dolce e accondiscendente, le tre sorelle più piccole ed una giovane amica che vive con loro. Combattuta tra doveri familiari e legittime aspirazioni adolescenziali decide di partecipare, all'insaputa e contro la volontà paterna, ad un concorso che una trasmissione televisiva itinerante sta realizzando sul posto allo scopo di valorizzare le vocazioni di una terra legata alla memoria di un'antica cultura etrusca e ad un presente di piccole aziende agroalimentari a conduzione familiare. A complicare la situazione arriva anche un ragazzino difficile, affidato alla loro famiglia per un periodo di lavoro e di necessaria riabilitazione sociale.

 

locandina

Le meraviglie (2014): locandina

 

Come già il precedente 'Corpo Celeste' (2011), Alice Rohrwacher si cimenta nella scrittura e nella direzione di una co-produzione internazionale con il doveroso contributo di RAI Cinema e dei fondi ministeriali, dove l'impronta sociale legata ad uno spaccato familiare complicato e promiscuo si confonde con una vocazione personale più incline ad un certo realismo magico ed all'astrazione simbolica, confermandone tanto i molti pregi che i non pochi difetti, ma riuscendo a portare a termine un lavoro che riesce a chiudere il suo discorso senza ripiegarsi più di tanto su se stesso. 

 

 

Attingendo al patrimonio di una memoria contadina e ad un'esperienza familiare multiculturale di chiara derivazione autobiografica, la Rohrwacher anima l'apparente idillio di una comune rurale a conduzione familiare con le aspirazioni ecologiste di un bisbetico apicoltore teutonico dal forte accento toscano che finiscono per scontrarsi, negli esemplari ammiccamenti di una civiltà della mistificazione, con le suadenti sirene di una modernità commerciale che tutto finisce per corrompere e piegare alle proprie esigenze di spettacolo e di palinsesto. Catalizzatore di questo inevitabile processo di manipolazione e mistificazione, sembra proprio la giovane adolescente Gelsomina, il cui racconto di formazione sembra intersecare tanto le ragioni di una meraviglia che nasce dal reale contatto con la natura (la pacifica convivenza con le api che affiorano magicamente dalle sue labbra) quanto la più prosaica e realistica sensibilità alle attrattive di un mondo 'esterno' luccicante ed ammaliante quanto falso e indifferente. Pur non convincendo troppo per via di un sovraccarico di motivi e spunti simbolici forzatamente inseriti nel contesto realistico della narrazione (l'ideale ecologista, le mistificazioni televisive, la parabola sociale, il racconto di formazione e chi più ne ha più ne metta) e di un finale che converge mestamente verso una deriva onirica e pessimista (l'ideale ha perso, l'azienda ha chiuso i battenti e la troupe televisiva ha ormai tolto le tende) senza una reale tensione emotiva a sorreggerla, si riconosce all'autrice l'indubbia sensibilità di un registro che cerca senza enfasi la magia di una realtà contadina dove ci si illude che ancora sopravvivano tanto l'armonia del rapporto con la natura quanto quello tra le persone, unico baluardo contro le forze disgregatrici di una utopistica unità familiare.

 

Le Meraviglie (2014): Maria Alexandra Lungu

 

Le Meraviglie (2014): Una scena del film

 

Bravo nel ruolo del rude Wolfang il coreografo fiammingo Sam Louwyck, ma soprattutto sorprende positivamente l'interpretazione della giovane esordiente di origini romene Maria Alexandra Lungu scelta in un casting che finisce per assomigliare molto (troppo) a quello che nel film fa una fatina dall'aria svampita interpretata da una attempata ma sempre attraente Monica Bellucci. 

 

Locandina originale

Lo spirito dell'alveare (1973): Locandina originale

 

Location suggestive di una indefinita geografia rurale al confine tra Toscana e Umbria nella bella fotografia di Hélène Louvart. La Rohrwacher non sarà Erice ('El espíritu de la colmena' - 1973) ma finisce lo stesso per guadagnarsi meritatamente il Grand Prix Speciale della Giuria al Festiva di Cannes 2014.

 

 

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