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Signore e signori, buona notte

Regia di Registi vari vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Signore e signori, buona notte

di FABIO1971
6 stelle

"C'è il cardinal decano, Edvige, tira fuori due ciambellette all'anice".
"Non ce le avemo".
"Due pastarelle".
"Non ce le avemo".
"Non c'avemo un cazzo, cardinà...".

[Nino Manfredi e Andréa Ferréol nell'episodio "Il Santo Soglio"]

Opera collettiva ad episodi firmata da un gruppo di registi e sceneggiatori, riuniti nella Cooperativa 15 maggio, per descrivere, tra graffi satirici, sberleffi irriverenti e critica di costume, la giornata tipo di una fantomatica tv nazionale. Le firme sono imponenti: cinque registi (in rigoroso ordine alfabetico: Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni, Mario Monicelli ed Ettore Scola) e dieci sceneggiatori (Age & Scarpelli, Benvenuti & De Bernardi, Ugo Pirro, Ruggero Maccari più gli stessi Comencini, Scola, Magni e Loy), oltre, naturalmente, allo strepitoso ed eterogeneo cast d'interpreti, a cui si aggiungono, per efficacia e ricchezza di suggestioni, la fotografia di Claudio Ragona (fratello dell'Ubaldo Ragona di L'ultimo uomo della Terra) e le musiche curate da Lucio Dalla ed Antonello Venditti insieme a Giuseppe Mazzucca e Nicola Samale. Tra comicità greve e sgangherata, scarti drammaturgici nella tragedia e parentesi grottesche, Signore e signori, buonanotte è un film cattivissimo e provocatorio, che gode palesemente della libertà creativa derivata dall'assenza di ingerenze produttive, ma irrisolto nell'altalenante qualità (ed incisività) dell'approccio parodistico alle istanze di denuncia sociale. Marcello Mastroianni è Paolo T. Fiume, anchorman di punta del telegiornale (TG3, per la precisione, ma il terzo canale Rai all'epoca ancora non esisteva): legge le notizie fumandosi una sigaretta ("tanto mica la aspiro"), coadiuvato in redazione da una solerte e un po' imbranata assistente (una radiosa e giovanissima Monica Guerritore). Dopo alcune notizie sui generis (tra cui l'intervista ad un ministro corrotto e l'annuncio del sequestro di Gianni Agnelli, per la cui liberazione dovranno pagare gli operai con una trattenuta in busta paga...) prende il via il corso di inglese "Una lingua per tutti", con Vittorio Gassman agente segreto che affitta un appartamento per assassinare un funzionario straniero (il balcone della camera, infatti, si affaccia sull'ingresso di un'ambasciata): ma non ha fatto i conti con la sua padrona di casa (Lucretia Love). Segue, subito dopo, il telefilm "La bomba" (con, tra gli altri, Eros Pagni e Carlo Croccolo, regia di Mario Monicelli): in un commissariato di polizia alcuni agenti vengono allertati da un inquietante ticchettìo. Prima si tratta di una macchina da scrivere, poi di un rubinetto dell'acqua, alla fine sembrerebbe proprio una bomba: arrivano pompieri e artificieri al grido di "A chi tocca la castagna se la sbuccia e se la magna", televisioni e giornalisti, mentre il questore Carlo Croccolo, intervistato, si scaglia contro i sovversivi e le Brigate Rosse. Ma si trattava soltanto di una sveglia: visto, però, che l'opinione pubblica ha gradito l'efficienza delle forze dell'ordine, piazzeranno una vera bomba nel commissariato pur di non ammettere il falso allarme (ma qualcosa andrà storto...). Il telefilm è seguito dallo spot di papà e figlioletto in bicicletta che cantano felici mentre esportano qualche miliardo in Svizzera. Poi è la volta dell'inchiesta "Una città allo specchio", che propone un "trittico" su Napoli: si comincia con "Sinite parvulos" (l'episodio migliore del film, diretto da Luigi Comencini, straordinario e graffiante per lucidità ed incisività satirica), in cui l'occhio della macchina da presa si sofferma sui bambini, tra aborto e lavoro minorile: ambientato nel caos di vicoli e viuzze di Napoli, tra drammi quotidiani e quotidiana delinquenza, segue le fatiche del piccolo Gennarino, costretto a lavorare per mantenere gli altri otto fratelli e per questo premiato dal vescovo della città, che conduce una campagna per le famiglie numerose (ma tornato a casa si butterà giù dal balcone). Il filmato è seguito da un dibattito in studio condotto da Gabriella Farinon (che interpreta se stessa): l'ospite è il professor Ludwig Joseph Schmidt (Paolo Villaggio), che cita A Modest Proposal di Jonathan Swift (anno di grazia 1729) accomunando i bambini napoletani a quelli irlandesi nel comune proposito di sterminarli dopo il primo anno di vita per regolare il boom demografico. Ma, naturalmente, "soltanto i bambini poveri", precisa il professore. Tornati nello studio centrale (con Mastroianni che tresca con Monica Guerritore esaltandone la somiglianza con l'Isabelle Adjani di Adele H. Una storia d'amore), il conduttore introduce il programma "Studio Aperto", invitando in studio i quattro onorevoli Lo Bove a dibattere sulle politiche amministrative del comune di Napoli. Segue, poi, l'esilarante "Il generale in ritirata", servizio sulle manifestazioni e le parate delle forze armate, con uno spassoso e travolgente Ugo Tognazzi che, dopo aver espletato i propri bisogni corporali, inizia una battaglia personale con lo sciacquone e lo scarico del gabinetto, perdendo medaglie e decorazioni e sporcando irrimediabilmente la divisa da parata, al punto che preferirà uccidersi piuttosto che uscire da quel bagno (da antologia l'espressione di Tognazzi mentre annusa il suo orologio appena recuperato dallo scarico). Si ritorna in studio, dove Mastroianni mostra alcune fotografie del virus della corruzione ed annuncia il divieto del Ministero della Sanità a somministrarne il vaccino. Poi viene introdotto un nuovo servizio sul lavoro minorile, questa volta a Roma ("Vestivamo alla metalmeccanica"), seguito subito dopo dalla tv dei ragazzi, con un episodio del telefilm "L'ispettore Tuttumpezzo, non mi piego e non mi spezzo" (regia di Comencini), in cui l'ispettore Vittorio Gassman deve arrestare un commendatore corrotto (Adolfo Celi): ma nella villa si sta svolgendo un ricevimento, organizzato dalla moglie del politico (Senta Berger), così l'ispettore non riesce a svolgere il proprio incarico (perchè, si conclude l'episodio, "se trova chi lo frega, prima si spezza e poi si piega"). Per "Cronache italiane", poi, segue l'intervista al personaggio del giorno ("Poco per vivere, troppo per morire"), con Ugo Tognazzi pensionato milanese in grado di campare con sole 32000 lire al mese, perchè per mangiare va all'ambulatorio, dove con un'iniezione di vitamina B12 può godere di un pasto completo, e poi perchè evita le spese pazze ("Ha i mobili dipinti sul muro", gli domanda l'intervistatore, "Occupano meno spazio", la sua risposta). Dopo uno spot di tappi per le orecchie destinati a pretori e censori, ha inizio "Il disgraziometro", telequiz a premi condotto da Paolo Villaggio, chiamato a valutare le disgrazie dei suoi strambi concorrenti. Le trasmissioni proseguono con l'ottantesima ed ultima puntata dello sceneggiato "Il Santo Soglio" (regia di Luigi Magni), ovvero "la più aspra lotta di successione che il papato ricordi", con uno straripante Nino Manfredi nei panni del cardinale Felicetto Caprettari, che, accudito dalla domestica Andréa Férreol, si finge moribondo ("C'ho le croste di san Lazzaro, malattia medievale che nun c'ha più nisciuno") per farsi eleggere pontefice: è l'episodio più lungo e composito del film, con le sue gag irresistibili ("Eminenze, e che Madonna!") e il pungente sarcasmo verso le alte schiere ecclesiastiche. Si torna in studio, con Mastroianni che annuncia l'interruzione delle trasmissioni a causa di uno sciopero dei giornalisti: ma, dopo il vertice con l'azienda e un accordo tra le parti, il telegiornale riprende. Finale raggelante con l'inaugurazione dell'anno "pregiudiziario", dal "Salone delle Cariatidi", con le massime personalità dello Stato e della Chiesa (dal presidente della repubblica Giovanni Leone a papa Paolo VI) che in una trascinante tarantella conclusiva cantano appassionatamente Funiculì funiculà. Fine delle trasmissioni, "signore e signori, buonanotte"...

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