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Whiplash

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

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La recensione su Whiplash

di Furetto60
8 stelle

Bello ed emozionante questo secondo film di Damien Chazelle. Eccellente la prova dei due protagonisti.

Andrew Neiman ha appena diciannove anni ma già ambisce a diventare uno dei migliori batteristi di jazz. Studia e si esercita con grande costanza e passione, frequentando il primo anno allo Shaffer Conservatory, una prestigiosa scuola di New York, situata nell’isola di Manhattan, in cui non è facile trovare posto, per la grande concorrenza che c’è tra i talentuosi allievi. Il ragazzo non ha mai conosciuto la madre, che ha abbandonato la famiglia quando lui era piccolissimo, non è fidanzato e non ha amici, vive solo per la propria ostinata aspirazione, praticandola in maniera sfiancante. Il suo sogno nel cassetto è, infatti, quello di entrare a far parte dell’ensemble più esclusivo della scuola, la classe di Fletcher dove però entrano soltanto i musicisti più dotati. Andrew mentre sta suonando, viene notato da costui, considerato un mito, temutissimo e inflessibile, in realtà un individuo narcisista e megalomane con tratti sadici, che a sorpresa lo convoca nella propria orchestra. La concorrenza è feroce e Andrew si allena duramente, entusiasta per la grande occasione, ignorando di aver varcato le soglie di un incubo a occhi aperti. I metodi adoperati da Fletcher sono da SS, alla sergente Hartman di Kubrichiana memoria, umilia  e tiranneggia gli allievi, insultandoli e provocandoli su delicati temi personali e affettivi, spremendoli al limite delle possibilità, al fine di raggiungere prestazioni esecutive vicine alla perfezione, non si ferma di fronte a nulla, pur di strappare il meglio da un allievo, Il titolo “Whiplash  “frustata” viene da un brano di Hank Levy, particolare perché scandito in tempo dispari, sincopato e difficile da contare. Il pezzo musicale, è il primo con cui Andrew inaugura il suo ingresso nell’ensemble di Fletcher ed è la causa, per cui il maestro lo schiaffeggia senza complimenti, in quanto fondamentale è comprendere nel jazz la differenza tempistica tra «accelerare» e «rallentare Andrew malgrado venga sottoposto a questo trattamento vessatorio, non rinuncia, anche se la famiglia attorno a lui non capisce la sua perseveranza, che ha radici lontane, affonda nell’insuccesso del padre come scrittore, che lo ha costretto ad accontentarsi del lavoro di insegnante. Fletcher si sofferma proprio sull’ ultimo arrivato, pretendendo sempre di più, lanciandogli strali velenosi allo scopo di trovare una base ritmica perfetta per la sua orchestra, un addestramento snervante e logorante per il fisico e la psiche di Andrew, messa a dura prova dallo spietato maestro, che gli costerà anche una rinuncia importante, in campo sentimentale. Dopo dolorose e impegnative sessioni, Andrew sembra aver trovato i tempi giusti pretesi da Fletcher, ma alla prova decisiva, per una serie di sfortunate coincidenze, tra cui un incidente d’auto, fallisce. Cacciato in malo modo da Fletcher, dà in escandescenze e poi si lasca persuadere dal padre a denunciare i metodi brutali del suo insegnante, peraltro un altro allievo si era suicidato dopo aver partecipato per qualche tempo alle sue lezioni, ciò determinerà il licenziamento di Fletcher. Tempo dopo i due “nemici” si ritrovano in un concerto e sarà una sorprendente resa dei conti. Meravigliosa la scena finale, con il magnifico assolo di Andrew. Il film è un inno alla passione per la musica, nell’accezione più completa, con tutti i sacrifici che comporta, ma anche con le grandi emozioni che procura. Un dramma musicale in quattro quarti, con i toni della storia di formazione. Il regista si concentra sui due attori protagonisti che in questo duello psicologico, giganteggiano, fornendo una straordinaria performance artistica. La regia miscela al meglio due cliché fondamentali del cinema americano, quello delle scuole: fatto di estenuanti provini, concorsi e quant’altro e quello della esaltazione della volontà, che coniugata a costanza e passione determina successo, ciò che porta il protagonista oltre i propri limiti fisici: volere è potere. La telecamera indugia da  vicino sulle mani e il volto del musicista, per cogliere sudore e fiatone, escoriazioni della pelle e sangue che ne fuoriesce, rendendo protagonista uno strumento solitamente poco celebrato come la batteria e lavorando su un genere di nicchia, come il jazz, Whiplash è un’opera di alto livello, realizzata con un mestiere magistrale, da un regista  Damien Chazelle giovanissimo, capace di cogliere consensi , sia di pubblico che di critica, oltre che un atto di amore per il Jazz. Tutto in questo film è codificato con il linguaggio sincopato e libertario del Jazz: dalla narrazione, all’interpretazione degli attori, all’uso delle luci e la colonna sonora, apprezzabilissimi i numeri musicali e la precisione con cui vengono eseguiti, scegliendo un repertorio di partiture raffinatissime. Bello ed emozionante

 

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