Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film
Commedia fresca e originale che all'interno dell'odierno panorama del cinema leggero italiano diventa pura poesia. L'esordiente Sydney Sibilia è bravo a curare sia il lato comico sia quello di critica sociale. Peccato solo per i due sequels immediati assolutamente innecessari.
Quando, all'interno del poco lusinghiero, parecchio stantio panorama della commedia italiana contemporanea, qualche giovane autore riesce a venirsene fuori con prodotti che esulano dal cinepanettonismo e/o dal paratelevisivo c'è solo da stappare la bottiglia riserva speciale che si teneva in cantina per una grande occasione. E “Smetto quando voglio” dell'esordiente Campano Sydney Sibilia è per l'appunto uno di quei casi. Partendo dalla precaria situazione degli italici ricercatori universitari, Sibilia riece a creare un plot davvero originale e a portarlo poi avanti in maniera spumeggiante. E tra una gag e l'altra riesce perfettamente nel suo intento di critica sociale. Il cast è capitanato da Edoardo Leo, ormai una garanzia in campo commedia, affiancato da nomi quali Stefano Fresi o Libero De Rienzo, un attore che poco amo ma che qui porta probabilmente a casa la corona d'alloro al migliore in campo. Dopo il successo in Patria il film è stato anche esportato all'estero con risultati egualmente positivi. Molti lo hanno definito il “Breaking Bad” Italiano, sebbene le analogie tra le due opere risiedano nello spunto di partenza più che nello svolgimento. Unico neo, i due sequels immediati e innecessari, cosa che non depone esattamente a favore di un esordiente e che ha gettato più di un ombra su quali siano le intenzioni -evidentemente ben poco “autoriali”- del giovane regista.
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