Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film
Una commedia completa, tanto da essere anche un thriller. Divertente, di sacrosanta denuncia sociale, avvincente. La sceneggiatura è ottima, la recitazione corale pure.
La parte più interessante è quella iniziale: la critica sul vergognoso trattamento che in Italia subiscono i ricercatori è perfetta, per quanto qui venga provocatoriamente mostrata al parossismo. Pochissimi posti rispetto a quelli di cui ci sarebbe bisogno; stipendi da fame; precariato continuo; pochissimi sbocchi all’altezza, che invece di essere qualcosa di normale appaiono come un sogno per pochi fortunati; sfruttamento da parte di docenti universitari lazzaroni e disonesti, quando non corrotti e corruttori. L’orrore reale dell’Italia, che da quando è nata è sempre più devastata eticamente e impoverita, visto da parte di quelli che dovrebbero essere i suoi fiori all’occhiello, la sua classe dirigente, selezionata in base all’intelligenza e alla fatica. La meritocrazia in Italia, peggio che altrove, è stata sempre raccapricciante: in tempi di crisi economica e di austerità (tutti cercati in modo vincente dal capitalismo), i nodi vengono al pettine ancora di più.
Questi spacciatori non sono dei modelli da seguire, è evidente: ma tutto il contorno noir è funzionale a mostrare quanto a un certo punto delinquere possa apparire una scelta obbligata, per chi non vuole essere povero e si aspetterebbe invece un riconoscimento giusto da parte della società, non eccessivo. La convenienza del delinquere è un’altra specialità tricolore, che sarebbe ora che gli elettori facessero smettere: dipende solo da loro, ma difficile ipotizzare che la maggioranza di essi smetta di essere autolesionista.
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