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Come ammazzare il capo 2

Regia di Sean Anders vedi scheda film

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La recensione su Come ammazzare il capo 2

di mc 5
7 stelle

Recupero in extremis per questa brillante produzione americana non memorabile ma comunque simpatica e divertente. Si tratta del sequel di un primo episodio che credo d'aver visto quattro anni fa, ma se la memoria non ne ha conservato traccia non dev'esser stata un'esperienza fondamentale. Fatto sta però che questo seguito mi ha divertito davvero, alla faccia della collezione di stroncature totali fin qui raccolte. Chi mi conosce sa quanto io detesti le commedie americane di ultima generazione, quelle di registi che hanno come numi tutelari innanzitutto Judd Apatow e poi quell'altro sciagurato di "Una notte da leoni": Ora chiariamo subito che la volgarità che caratterizza le pellicole da me appena evocate ha ben poco a vedere con la trivialità che trionfa in questo film, Che oltretutto ha anche il pregio di "mordere" la retorica sul Sogno Americano, cosa che Apatow fa al contrario, nel senso che prima promette sfracelli ma poi alla fine esalta il focolare in nome dell'ipocrisia a stelle e a strisce. Dunque, la Volgarità. Che Apatow usa come grimaldello/trucchetto per poi ribadire l'eternità dei sani princìpi della famiglia USA e che qui invece scorre come un fiume in piena, libera e selaggia come la reiterata e indomabile più volte ribadita "voglia di cazzo" da parte di una Jennifer Aniston mai vista così sboccata e puttanescamente ninfòmane. Insomma, il discorso è che quando si è volgari in maniera così totalmente disinibita alla fine la percezione non è affatto più quella del pruriginoso quanto quella di una farsa liberatoria e soprattutto clamorosamente sgangherata. Si ride e si sorride spesso, a volte come se si assistesse ad un turbolento cartoon. E la critica sociale al mondo del lavoro e ad un approccio convenzionale ai criteri economici imperanti, qua e là si fa sentire. Insomma è un film che diverte, che oltraggia e che morde (nel suo piccolo, è chiaro). Con al centro del bersaglio i Valori del Lavoro e della Famiglia, insomma ciò che è alla base dell'American Way of Life. Con l'avvertenza che è pur sempre una commedia leggera, quindi senza aspettarsi nulla di impegnativamente satirico. La vicenda prende le mosse da un trio di bamboccioni che -frustrati dal lavoro dipendente- si buttano sul mercato come imprenditori, generando una quantità di avventure -anche criminali- e di figuracce con annessi equivoci che investono lo spettatore. E allora nel calderone comico-thriller-crime-sexy ecco che ci entra di tutto, dagli alcolisti anonimi del sesso ai motherfuckers incalliti, dai finanziatori-squali alle famiglie con gemellini, in un infinito vortice di gag. Con l'avvertenza però che riguarda TUTTE le moderne commedie americane: vale a dire che esse esprimono usi e tendenze strettamente connessi alla Società USA e dunque non sempre recepibili in certe loro sfumature da noi europei. Il cast è di prim'ordine e quei backstage sui titoli di coda ci raccontano di un set davvero giocoso e realmente carico di verve umoristica sincera. Jason Sudelkis, Jason Bateman e Charlie Day non fanno che confermare il loro gusto d'attori brillanti. Chris Pine simpatica canaglia. Christoph Waltz special guest, che ormai "tutti lo vogliono tutti lo cercano". Poi mega ospite irresistibile quel super gangsta di Jamie Foxx. E infine una sexosa e arrapante Jennifer Aniston che si mette in gioco come più non si potrebbe. Ok, faccio l'avvocato del diavolo e ammetto che per qualcuno sia una mera cialtronata. Io -per tutti i motivi sopra esposti- mi sono divertito. Fate un po' voi. PS: il film è dotato di un buon ritmo, anche grazie alla scansione di ottimi "stacchi" rock'n'roll (ma non solo, perchè si possono ascoltare anche Notorius BIG, Katy Perry, Badfinger etc) con una nota di merito per i titoli di testa che aprono il film sulle esaltanti note dei Clash di "Police on my back".

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