Espandi menu
cerca
Il treno va a Mosca

Regia di Federico Ferrone, Michele Manzolini vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Baliverna

Baliverna

Iscritto dal 10 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 105
  • Post 4
  • Recensioni 2108
  • Playlist 26
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il treno va a Mosca

di Baliverna
7 stelle

E' un'opera realizzata quasi interamente con filmati d'epoca in 8 mm, di cui per fortuna viene rispettato il formato orignale 1:33. Vi sono poi piccole sequenze girate nel presente, in digitale e a colori.
E' una testimonianza originale sul comunismo italiano degli anni '50 e sull'Unione Sovietica di quel periodo, e di valore, perché proviene proprio da un comunista (o ex). Questi si reca all'epoca a Mosca con un gruppo di amici ferventi comunisti romagnoli, non per cercare le pecche del sistema sovietico, ma per inebriarsi in quella che veniva considerata la società meta e modello, alla quale bisognava tendere anche in Italia. Scevro quindi da ogni intento critico e anzi molto prevenuto positivamente, il protagonista dovette scontrarsi a malincuore con la realtà. Lontano dalle delegazioni, dalle guide del governo e senza l'interprete assegnato ecco che si imbatte in gente che vive in baracca, appartamenti sovraffollati da più famiglie, operai portati al lavoro col camion come bestiame. In Italia, nonostante la povertà del dopoguerra, si campava meglio. Un mito e un'utopia crollano. Nel Belpaese, però, mentre si cantano inni a Lenin (letteralmente) e si ambisce a possedere una foto di Stalin, nessuno vuole sentire queste scomode verità. Bisognerebbe scardinare quasi tutti i capisaldi del comunismo italiano, quando il "pellegrinaggio" in Unione Sovietica era un dovere per i capi e una fortuna per i militanti.
Un altro fatto che colpisce il protagonista e autore delle riprese è che in Russia "si lavora lentamente"; per un vero romagnolo, solerte lavoratore, ciò sembra strano, perché i cinegiornali facevano vedere squadre di operai felici e zelanti, Del resto forse per questo motivo lo Stato non riusciva a produrre abbastanza beni di consumo e, se per gli alimenti c'erano i buoni e le quote, per altri beni come la macchina e il frigorifero c'erano le liste di attesa.
E' un'opera priva di qualunque enfasi, retorica o didascalismo, accompagnata da una scarna e persino troppo avara voce narrante. Quasi quasi si defila dall'insistere anche solo un po' su quale fu la scoperta dei visitatori, nonostante questa sia l'oggetto del film. Forse non fu girata pellicola, se non da fuori, sui luoghi degradati che videro perché avevano il groppo alla gola; per questi ci sono solo le parole e i ricordi dell'autore.
Un piccolo difetto è poi che si passa troppo rapidamente dal deludente viaggio in URSS al ritorno in Italia, condensando in pochissime parole e senza immagini l'uno e l'altro. Rimane un po' slegato anche il passo sul viaggio in Algeria e quello sui funerali di Togliatti. Si può dire che abbiamo un documentario principale, e due appendici.
In ogni caso è un'opera da vedere e che ha molto da insegnare, al di là dei difetti formali. Tutto esaurito alla proiezione di San Pietroburgo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati