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Sesso, bugie e videotape

Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film

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La recensione su Sesso, bugie e videotape

di degoffro
4 stelle

Steven Soderbergh è sempre stato un regista molto coccolato dalla critica, fin da questo suo film d'esordio Palma d'Oro a Cannes. In realtà, soprattutto i suoi film d'autore come questo "Sesso, bugie e videotape" hanno sempre un qualcosa di irritante e fastidioso. La storia è costruita su un pretesto davvero deboluccio e inconsistente, i dialoghi lasciano basiti per la loro pochezza e stupidità (soprattutto le frasi che sono costretti a dire Peter Gallagher e Laura San Giacomo quando non sono alle prese con appassionanti amplessi); il personaggio di James Spader è piuttosto imbarazzante (riesce ad eccitarsi soltanto da solo guardando nudo videocassette da lui registrate in cui le donne gli confessano le loro abitudini e/o desideri sessuali - e a vedere tutte le cassette che possiede devono essere tante le donne con questa passione); Andie Macdowell è del tutto sprecata, e a dire il vero anche poco credibile, nel ruolo della donna frigida, ripetutamente tradita dal marito con la sorella molto più estroversa e disinibita di lei. Solo nel finale, durante il pesantissimo ed interminabile incontro, diciamo chiarificatore, con Spader (che suo marito vede attraverso il videotape) acquista una carica sensuale che rende onore al suo innegabile fascino. Soderbergh gira un film con tutti i difetti del cinema indipendente americano, prolisso, estremamente verboso e statico, a tratti volgare e grossolano, psicologicamente insopportabile, con dei personaggi che non si riesce ad amare neanche un po’. L'analisi della deriva della famiglia americana e della difficoltà a instaurare relazioni stabili e durature è scontata ed affrontata in maniera superficiale e piuttosto snob; "la riflessione sul voyeurismo e sui mezzi audiovisivi: il video diventa un surrogato del confessore cattolico (o dello psicanalista) e uno strumento per far cadere le maschere e stimolare nuove intese" (Morandini) è banale e piuttosto risaputa e sembra solo il pretesto, ripetutamente cercato dal regista, per lasciarsi andare ad una serie di sue riflessioni e divagazioni inconsistenti, per nulla interessanti, spesso inutili o gratuite sul sesso; cosa ci abbia visto la giuria di Cannes in questo pacco colossale resta un mistero (tra l'altro ha premiato anche James Spader e il film come migliore opera prima).
Voto: 4

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