Regia di Asia Argento vedi scheda film
un vero scult il nuovo film di asia/aria. di questa vampirona dark tatuata il cui rapporto con la recitazione è un pò conflittuale. che sia o non sia biografico; che quel non volersi attirare la pena dello spettatore, bensì la comprensione, sia un'analisi del sè pubblico questo non lo posso sapere. posso andare a tentoni, un pò come nel suo sgrammaticato modo di dirigere e di fare film sia un modo per imporsi al mondo. aria, come l'elemento che il suo nome inneggia, viene sballottata da un genitore snaturato ad un altro per tutta l'ora e quaranta del film. in una famiglia disfunzionale in cui il padre, un attore cane dei cani sottomesso alle sue pagane credenze superstiziose che adora la figlia di primo letto viziata e perennemente vestita di rosa, e una madre concertista isterica con problemi di stabilità emotive con preferenze per la figlia più grande, aria cresce come meglio può. del resto è una bambina e tutto quello che vuole è un gatto, che trova randagio e per di più nero per l'angoscia del padre in via di definizione di cast per un film d'autore e il suo mezzo metro quadrato di attenzione da parte di due genitori che invece non riescono a prestare attenzione nemmeno a se stessi. la madre yvonne è l'icona figlia d'arte charlotte gainsbourg, ancora più cult col caschetto lungo, gli occhi neri, pallida e la bocca vermiglio, nel suo appartamento barocco che ricorda molto certe(o forse lo voglio io)scenografie dei cult paterni. molto bella la scena in cui sale sul taxi con l'abito lungo paillettato in ralenti. il padre invece è un vanesio capriccioso schiavo di superstizioni alla strenua ricerca del film che lo faccia finalmente accettare dalla critica ufficiale. la regista invece è una donna con un'orecchio attento ad una colonna sonora che rifiuta categoricamente le hit del periodo che prende in esame, nonostante ne parli, e che come le ragazzine di "we are the best" urla disperatamente attraverso le sue scene dark-punk-new wave, il suo essere particolare e unica anche quando il film diventa un'accozzaglia di scene buttate via come nel peggior argento e alla lunga affaticante per chi sta guardando.
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