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Pelé

Regia di Michael Zimbalist, Jeff Zimbalist vedi scheda film

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La recensione su Pelé

di giurista81
6 stelle

Birth of Legend è l'appropriato sottotitolo, cancellato nella versione italiana, di questo film che narra l'infanzia e l'ascesa in nazionale del giovane Pelè, nomignolo affibbiatogli da Altafini (il mitico "incredibile amisci") in una partita da ragazzini per beffeggiarlo perché aveva pronunciato male il nome di un portiere brasiliano (Bilè). 

La storia è narrata in modo piuttosto lento da una coppia di registi (i fratelli Zimbalist) interessati a far emergere soprattutto il legame tra il Brasile e la ginga ovvero il passo base mutuato dalla caopeira e trasfuso nelle azioni proprie del calcio a evidenziare un legame stretto e fortissimo con le tradizioni africane importate dagli schiavi. Dunque un modo di giocare anarchico e spettacolare contrapposto a quello schematico e ordinato degli europei. Sono gli stessi Zimbalist a scrivere il copione, a rimarcare l'importanza di ricordarsi sempre chi si è e di accetarsi per quello che siamo onde evitare di perdersi. Spunti dunque interessanti, ma anche personaggi stereotipati (si veda le offese che vengon riservate ai brasiliani all'arrivo in Svezia). Su tutti Jose Altafini caratterizzato in modo arrogante, da figlio di papà, ma che poi riconosce i meriti del compagno di squadra e lo aiuta a farli emergere. Oppure i ruoli degli allenatori ottusi, castranti, che cercano di imbrigliare il talento di Pelè per convertirlo alle esigenze degli schemi di gioco, ma che poi si fanno prendere dall'entusiasmo giocoso e scatenato della nazionale brasiliana (bella la sequenza, sulla falsa riga della pubblciità Nike, in cui la nazionale brasiliana inizia a palleggiare e a correre nella sala d'albergo in cui è ospitata). Divertente il rapido cammeo di Pelè, quello vero, con Kevin de Paula (cioè chi lo interpreta nel film) che colpendo una zuccheriera gli si avvicina e gli dice: «Mi scusi» quasi a voler sottolinerare una reverenza per non averlo interpretato in modo perfetto. Il vero Pelè, vestito da benestante, abbozza un sorriso e poi sorride come a dire "e son ragazzi".

Discreto, ma si poteva sviluppare meglio, il rapporto tra Pelè e il padre (un ex calciatore che lo stimola per intraprendere la carriera calcistica, allenandolo con i melograni) un po' sottomesso alla moglie.  Non troppo approfondite le difficoltà nella favelas brasiliane, appena accennate. Partitona in odore holly & benji tra i Kings (i figli di papà guidati da Altafini) e i senza scarpe trainati da un Pelè molto più piccolo dei rivali.

Modaiola la messa in scena delle partite in Svezia (fermi immagini con uno solo degli attori che si muove, a indicare la rapidità di leggere lo sviluppo dell'azione prima ancora degli avversari), ma rappresentate in modo abbastanza fedele, soprattutto nella riproduzione delle reti. Bellissima messa in scena dello stadio Svedese in cui va in scena la finale, con un ingresso di Pelè che ricorda quello visto di Owens in Race (2016).

Bravo Vincent D'Onofrio, l'indimenticabile Palla di Lardo in Full Metal Jacketnei panni di Feola, l'allenatore del Brasile. Sufficiente, ma con qualche calo di ritmo. Producono i produttori di Rush e di A Beautiful Mind.

 

Permettetemi una battuta all'epilogo... visto il rigore calciato da qualcuno di "nostra" conoscenza viene da pensare che il cognome Pellè sia ascrivibile anche a chi calci un rigore in modo becero dopo averlo preparato da guappone. Do doing a Pellè direbbero gli inglesi...

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