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Sentieri selvaggi

Regia di John Ford vedi scheda film

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La recensione su Sentieri selvaggi

di Antisistema
10 stelle

Credo che dopo un'ulteriore visione del film effettuata ieri in televisione durante un ciclo dedicato a John Wayne, Sentieri Selvaggi di John Ford (1956), è una pellicola da portare necessariamente al massimo del punteggio conferendole l'onore della quinta stellina. Ford con tale film, sulla scia di western capolavorici come Il Fiume Rosso di Howard Hawks (1948) e Mezzogiorno di Fuoco di Fred Zinnemann (1952), decide di creare con il personaggio di Ethan (John Wyane), un protagonista psicologicamente molto più sfaccettato e soprattutto ambiguo nelle sue motivazioni. E dire che il film inizia nel modo più classico che vi sia; l'eroe dopo tre anni dalla guerra civile torna a casa del fratello, felicemente sposato con moglie e figli, ma dietro la celebrazione della famiglia del focolare domestico, elementi cardini di tutti i valori di cui Ford s'è sempre fatto cantore nella sua filmografia, l'elemento di disturbo è arrecato dal personaggio di Ethan, che mostra immediatamente poca simpatia per Martin; giovane ragazzo adottato da tale famiglia ma per 1/8 di sangue indiano. Che tale ragazzo consideri i suoi genitori e sorelle adottivi, come una vera e propria famiglia, non rileva nulla per Ethan, per il quale la famiglia è fondata solo su legami di sangue e non sull’affetto o amore tra i suoi componenti (tra l'altro erano note le idee fortemente conservatrici dell'attore in materia di diritti civili).

 

John Wayne, Jeffrey Hunter

Sentieri selvaggi (1956): John Wayne, Jeffrey Hunter

 

La miccia che farà esplodere tutta la rabbia ed il suo odio a malapena celato, viene innescata da un brutale attacco da parte degli indiani alla casa di suo fratello, durante il quale verranno uccisi tutti i componenti (tranne Ethan e Martin, che erano fuori) e le due giovani sorelle, verranno rapite dai Comache. Ethan insieme a Martin intraprenderà una lunga ricerca che durerà anni, affrontando le condizioni climatiche più disparate, passando dal deserto più torrido, agli strati di neve più spessi e gelidi, lungo i quali si avanza a fatica ed i cavalli vi sprofondano nell'avanzata. L'allora critico Jean Luc Godard, vede nelle peripezie di Ethan, un viaggio dai chiari rimandi all'Odissea di Ulisse ed in effetti la frontiera in questo film di Ford assume connotati epici se non mitici. I nostri due protagonisti sono pionieri, che si fanno largo lungo un territorio ostile e per lo più inesplorato, trovando di tanto in tanto qualche avamposto che funge da isolato quanto solitario baluardo di civiltà nel mezzo del nulla. I campi lunghi dei paesaggi da parte del regista si sprecano e mai come in questo film, fungono da veri e propri personaggi che in maniera silente assistono al passaggio dei nostri protagonisti. La ricerca di Ethan inizialmente è dovuta alla ricerca delle due nipoti rapite dagli indiani, ma successivamente nel corso del tempo, essa diviene probabilmente un mero pretesto da parte dell'uomo per sfogare i suoi istinti più bassi e brutali contro gli indiani.

 

Jeffrey Hunter, John Wayne

Sentieri selvaggi (1956): Jeffrey Hunter, John Wayne

 

Ford se la rischia molto con Sentieri Selvaggi, tanto che le accusa di razzismo mossagli contro da certi critici (Ethan cava gli occhi ad un indiano per puro sfregio o l'indiana donna che segue Martin viene trattata dai due uomini con scherno), non sono di certo del tutto ingiustificate; ma è anche vero che nelle lettere spedite a casa, Martin deplora gli atteggiamenti più brutali da parte di Ethan, quando ad esempio per puro odio stermina i bisonti per far si che in questo modo gli indiani non riescano a procurarsi del cibo. Ethan in effetti ha tante ragioni per odiare gli indiani, che oltre ad aver sterminati la famiglia dell fratello, hanno anche ucciso sua madre come si vede in un’istruzione sulla lapide del cimitero. Ford porta in effetti solo il punto di vista dell'uomo bianco, ma è anche vero che in tutta probabilità il ritratto di Ethan corrispondeva alla perfezione con quello di molti bianchi dell'epoca (razzisti e ostili verso gli indiani), ma è anche vero che quando la sceneggiatura lo mette in condizioni di dover prendere posizione, il regista sceglie di eclissare sull'attacco della cavalleria al campo indiano (ritornandovi solamente ad incursione oramai terminata), per concentrarsi esclusivamente sul confronto e sulla scelta di Ethan con sua nipote Debbie (Natalie Wood, che però non ha molto da fare nel film), oramai indiana a tutti gli effetti visti i lunghi anni passati con loro. Il protagonista ha infine in pugno la giovane nipote, l'odio verso gli indiani lo spinge a ucciderla (oramai è una di loro sostiene), ma in questo modo verrebbe odiato a vita da Martin ed eliminerebbe una giovane vita che chiede di essere risparmiata, oppure di far prevalere il legame di sangue a discapito degli usi a costumi appresi dalla ragazza con gli indiani, riportando la si a casa, ma imponendo a Debbie una scelta voluta da lui e che non tiene conto della sua volontà (Debbie si sente indiana a tutti gli effetti); qualunque scelta Ethan compirà, non sarà più lo stesso.

 

Jeffrey Hunter, John Wayne

Sentieri selvaggi (1956): Jeffrey Hunter, John Wayne

 

 

In merito alla questione razzismo sento di dire che proprio aver dato una raffigurazione tridimensionale da parte di John Wyane al suo personaggio e la necessaria profondità data dalla regia di Ford, possa mettere in parte a tacere tali accuse, poiché il regista ci presenta un protagonista sfaccettato che ha una propria idea politico-ideologica sugli indiani, che lo rende senz'altro molto più interessante di tanti altri protagonisti western dell'epoca, che uccidono gli indiani senza che nel compiere tale gesto, vi sia una benché minima analisi spesso soppressa per mere esigenze di spettacolarità scenica. Di sicuro anche nel 2019 Sentieri Selvaggi è un film controverso, ma delle volte i capolavori per essere tali devono rischiare (vedere anche Fronte del Porto di Elia Kazan) e John Ford in questo caso pur rischiando vince la sommessa. Il film ha conquistato generazioni di registi e la celebre inquadratura di John Wyane che fuori la porta di casa in controluce proietta la sua lunga ombra, è stata copiata in tanti film western ma non solo, portendola trovare con delle varianti in numerosi film di generi totalmente differenti come Ben-Hur (1959), Colazione da Tiffany (1961), Rocky (1976) o Star Wars – Episodio IV (1977) è così via (questi sono i primi film che mi vengono in mente sul momento). All'epoca tale film venne accolto con certa sufficienza da parte della critica che evidentemente lo scambio' per uno dei innumerevoli western che a getto continuo venivano distribuit dagli studios, ad oggi lo si può considerare dopo Mezzogiorno di Fuoco di Fred Zinnemann, il più grande western della Hollywood classica.

 

 

John Wayne, Ward Bond

Sentieri selvaggi (1956): John Wayne, Ward Bond

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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