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Il seme della violenza

Regia di Richard Brooks vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il seme della violenza

di woody
6 stelle

Si balza letteralmente dalla poltrona udendo le note della “Rock Around The Clock”, sicuramente un’apertura sonora fustigante - e storica - preludio ideale di “brutalità” anche visive. Lo spaccato di vita giovanile mostrato (in degradati quartieri urbani) era perfettamente in grado di impressionare il pubblico di allora benché la messinscena fosse quanto di più vicino ci sia ad una semplice ed innocua rappresentazione scolastica. Forse perché quando la violenza “entra” in edificio pubblico, paradossalmente adibito all’educazione, ed è perpetrata da recalcitranti minorenni (un pericolo inaspettato ed insospettabile), è come se entrasse nelle case di chiunque. O forse perché tale “incomprensibile” ribellione, oltre ad essere assolutamente inaudita e sorprendente, risultava oltremodo intollerabile sotto l’aspetto dell’ancestrale rapporto gerarchico che lega i figli ai genitori (e di cui i professori, entro le aule, sono i sostituti demandati). Escludendo gli elementi (in nuce) sopraccitati e la buona interpretazione dei due teppistelli - tra cui spicca l’ancora pischello Poitier - e, tutt'altro che di riflesso, di Glenn Ford, null’altro però è degno di menzione. Anzi, il taglio accollato, conciliante e didattico, unitamente alla serafica e sommaria risoluzione della questione imbarazzano non poco rendendo friabile come gesso il complesso, nonostante alcuni esasperati frangenti contenessero una quantità potenziale di tensione non indifferente. Ma il trucco forse risiede proprio qui: nel far deflagrare solo in parte il l’esplosivo a disposizione. Non si può, comunque, pretendere da un regista maggior consapovolezza di quanta non ne avessero i suoi contemporanei e coetanei. Capostipite di un filone e primo acerbo sguardo sui malesseri della turbata, più che turbolenta, generazione degli anni ’50, solo apparentemente formata da, o considerabili come, “rebel(s) without a cause”. Storico, anche se non sotto il profilo qualitativo (parere opinabilissimo considerato il vespaio suscitato ai tempi).

Su Sidney Poitier

Non si può non rimaner colpiti dalla sua interpretazione: energica e protesa ma con signorile compostezza.

Su Glenn Ford

Rabbia contenuta e gestita, ombre personali ed ideali che rischiano di frantumarsi: tra le molte timide espressioni gentili ed affabili, affiorano con moderazione sul suo volto anche le rughe del disagio e di più coriacee predisposizioni. Un'accusa, una minaccia, una paura od uno sfogo ed ecco apparire sia quei lati lungamente nascosti agli altri, sia tutta la fragilità di un essere umano inserito in un contesto "minaccioso". Occorre dargliene atto: una buona ed efficace prova.

Su Richard Brooks

Nulla di significativo. Oppure sì? A giudicare dall'effetto prodotto, la risposta dovrebbe essere affermativa. Eppure...

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