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I nostri ragazzi

Regia di Ivano De Matteo vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su I nostri ragazzi

di M Valdemar
4 stelle

 

locandina

I nostri ragazzi (2014): locandina




Capita che i nostri bravi ragazzi facciano delle bravate. Capita pure talvolta che vadano (molto) oltre: roba da cronaca, insomma (o, se vi sono possibili risvolti morbosi, materiale per Chi l'ha visto?, et similia). Reati particolarmente esecrabili che causano "turbamento" generale (e generalizzato) e fanno sorgere istantaneamente dubbi (cioè certezze, in negativo) sul peso e sul ruolo dei genitori dei simpatici delinquenti minorenni (e minorati). Ecco, I nostri ragazzi si sofferma su queste figure (due coppie tra loro imparentate - gli uomini sono fratelli -, i cui rispettivi figli hanno preso a calci una "vecchia barbona" causandone in seguito il decesso). La fatidica domanda è presto posta: che fareste voi se la vostra cara prole si rendesse responsabile di un orrendo crimine? Denunciarli, coprirli, proteggerli come mamma orsa al dispetto di un'indole soggetta alla "banalità del male" ... Bel dilemma, e questione inevitabilmente retorica, non originale, certo, dalla quale non possono che derivare (re)azioni, comportamenti e risposte prevedibili (anche quando, apparentemente, sorprendenti). Ma non è importante. Il punto è che l'opera di De Matteo non riesce a produrre nulla degno di nota, nulla che non sia immagazzinabile nelle catene di montaggio delle industrie di fiction (di quelle impegnate, però, eh). Una rappresentazione facile facile, di univoca lettura, appesantita da schematismi (psicologie, rapporti di famiglia/e, scenari socioculturali) e provincialismi, appoggiata sulla "importanza" della storia e dei personaggi; e che, paradossalmente, si spegne stancamente una volta deflagrata la bomba (e ci vuole un bel po', peraltro). Troppo odiosi i ragazzini, troppo odioso il delitto di cui si macchiano; e troppo cristallino il facile bersaglio/contesto - la Roma "bene" e le "buone famiglie" (ancora bella gente), blanda perché già (stra)vista la definizione caratteriale delle due coppie (una materialista, destrorsa e l'altra più impegnata, più umana più vera), loro interazioni e condotte in seguito alla scoperta del misfatto. "Imprevedibile" capovolgimento dei ruoli compreso. Elemento, quest'ultimo, che serve palesemente come rinvigorimento della (debole, per quanto fondamentale) struttura narrativa nonché della sua funzione didattica e didascalica (ovvero, induttiva alla "riflessione", alla morale, allo sdegno collettivo); dimensione nella quale inserire anche la "scioccante" scena finale. Finale che vorrebbe tanto sconvolgere ma è soltanto l'ultimo tassello di una regia assai poco incisiva, a tratti svagata, deficitaria nel creare vero pathos e tensione; e sostanzialmente nascosta dietro storia (peccato che il copione è così votato in maniera compatta alla mission da rimanere alla superficie levigata delle cose) e interpreti. A proposito degli attori, i "grandi" (Gassmann e Bobulova da un lato, Lo Cascio e Mezzogiorno dall'altro), fanno il loro pulito dovere, confinati, come sono, in modelli preconfezionati (e non "attaccabili" stante la loro adesione), mentre risultano sottoutilizzati i due giovani (Rosabell Laurenti Sellers - già apprezzata in alcuni lavori precedenti, tra i quali Gli equilibristi proprio di Ivano De Matteo, per la sua freschezza e che parteciperà alla prossima stagione di Game of Thrones - si limita a fare la stronzetta, mentre dello Jacopo Olmo Antinori del gioiello bertolucciano Io e te non si sfrutta minimamente la carica ambigua).
Ma forse, al di là di tanto sterile cianciare, il sigillo della (modesta) entità del film sta nella banale "raccolta" di commenti (a senso unico) a fine proiezione. Tra un «è un film che fa pensare» a un «bravissimi tutti e quattro gli attori», o «è da proiettare nelle scuole» e «capisco che è tuo figlio e non lo vuoi denunciare, ma un paio di sberle almeno ...» il quadro è chiaro (e il piccolo schermo è pronto). Accipicchia. Altro che "polpettone transalpino" (battuta di Lo Cascio a Mezzogiorno che lo vuole portare al cinema a vedere un film francese). La polpettina televisiva è più digeribile.

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