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Ora zero

Regia di Edgar Reitz vedi scheda film

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La recensione su Ora zero

di Maciknight
6 stelle

Ora zero è un film sui giorni successivi alla resa della Germania ed al passaggio di consegne dei territori orientali dagli occupanti americani ai russi. La particolarità è che è girato come un documentario in bianco e nero, con gente vera e genuina, non attori professionisti, senza fronzoli, enfasi e retorica, una narrazione per immagini e con dialoghi abbastanza curati (seppur riduttivi) che scorre in modo asciutto, nitido, semplice, come vi fosse una telecamera nascosta che riprende alcuni scorci del vissuto quotidiano di persone semplici, abitanti o transitanti per un piccolo insediamento umano nelle vicinanze di Lipsia. Sono molto ben tratteggiati i profili psicologici e comportamentali di alcuni di loro, dall’ex nazista riciclatosi rapidamente in comunista staliniano ponendosi a capo di un fantomatico comitato antifascista (non in modo dissimile a milioni di italiani divenuti improvvisamente antifascisti, e noi che pensavamo ingenuamente i teutonici – prussiani fossero diversi!); all’anziano ex ferroviere sindacalizzato ed operativo nella resistenza antinazista (si c’è stata, se ne parla poco ma vi sono stati centinaia di migliaia di tedeschi che sono morti per essersi opposti al nazismo) e che trascorre il tempo riparando radio e biciclette ed alzando le sbarre di un ormai inutile passaggio a livello; all’ex soldato della Wehrmacht rimasto mutilato alla gamba e quindi congedato, che cerca di proteggere una sprovveduta fanciulla del luogo dal rischio di essere stuprata dai russi; alla piccola imprenditrice contadina locale che gestisce un vivaio, che non ha mai patito la fame nascondendo provviste in cantina e racconta a tutti che il suo povero marito era un brav’uomo morto molti anni prima della guerra (per nascondere il fatto che fosse un nazista ucciso in guerra); all’adolescente sbruffoncello e saputello che cerca di mettere le mani su un tesoretto di un piccolo gerarca nazista sepolto presso una tomba del piccolo cimitero e poi se lo fa fregare come uno sprovveduto dagli americani che lui supponeva di poter manovrare a suo piacimento; al giostraio che arriva sul posto e si stabilisce legando subito coi suoi abitanti e che si dimostra abile nel saper socializzare e mediare limitando i rischi nei rapporti con gli occupanti. Alla fine arrivano i temuti russi, e si rivelano meno pericolosi di quanto si aspettassero, di abusi ne commettono ben pochi, nonostante la stupidità comportamentale di molti degli abitanti, che a causa dei loro pregiudizi e stoltezza rischiavano di generare tensioni anziché prevenirle. Un film che pur non avendo alcuna nota spettacolare e di tensione riesce a catturare l’attenzione dello spettatore fino alla fine, scorrevole ed interessante come spaccato di vita, un affresco ben focalizzato nel tempo e nel luogo, come ci si fosse calati con una macchina del tempo divenendo testimoni invisibili. Girato in solo un mese e mezzo negli anni ‘70 deve essere costato pochissimo, dimostrando come si possa fare del buon cinema anche senza sponsor, se si hanno idee e capacità e fortuna nel trovare collaboratori disponibili e dotati di talento naturale. I suoi limiti sono appunto connessi allo scarso tempo dedicato alla sua realizzazione, i dialoghi sono piuttosto riduttivi, si potevano rendere minimamente più complessi e rivelatori, le storie narrate dai vari protagonisti a rotazione sono piuttosto scarne, le riprese hanno insistito troppo sull’area attigua al passaggio a livello senza dedicarsi al villaggio che doveva pur esserci. Infatti in modo incongruo all’arrivo dei russi sono comparse decine di persone a curiosare e supportare il fantomatico Comitato antifascista con bandiere rosse, ma da dove sono comparse? Se in precedenza durate una festa serale con la giostra in funzione e la musica di richiamo hanno partecipato appena una mezza dozzina di persone? Piccole incongruenze che in un villaggio così piccolo non si sarebbero mai verificate nella realtà, ma sono probabilmente dovute all’improvvisazione delle riprese e della sceneggiatura ed alla disponibilità contingente dei collaboratori. In ogni caso merita una sufficienza piena.

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