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Il giovane favoloso

Regia di Mario Martone vedi scheda film

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La recensione su Il giovane favoloso

di hupp2000
9 stelle

Non frequento la poesia di Giacomo Leopardi dai tempi della maturità, ma in quell’ultimo anno di liceo fui profondamente coinvolto dalla passione di un allora giovanissimo insegnante d’italiano (tale professor Marra, liceo classico Augusto di Roma) che, il primo giorno di lezione, esordì più o meno in questo modo: “Abbiamo di fronte a noi nove mesi di corso. Nel primo mese, ci occuperemo dei poeti e scrittori dell’Ottocento, nell’ultimo ci addentreremo nella letteratura moderna. Durante gli altri sette, studieremo Giacomo Leopardi”. Lo studiammo, oh se lo studiammo! Leopardi divenne per me un punto di riferimento personale e intimo, un metro con cui leggere la Storia, la Filosofia, la Letteratura e la Politica., non solo di un’epoca, ma anche del mio presente. Quasi 50 anni dopo, arriva questo film, un grosso film con grandi nomi e importanti investimenti, che racconta la vita del mio compagno prediletto per sette mesi e più. Fin dall’inizio, ho intuito che si era sulla strada giusta. I paesaggi marchigiani, gli interni della bella dimora di Recanati, l’ambientazione ottocentesca sono resi con elegante efficacia. Siamo subito immersi nella cupa atmosfera di una famiglia benestante e bigotta, con padre e madre all’antica, convinti di poter pilotare la vita di un suo rampollo certamente geniale, ma malandato, di salute cagionevole, da destinare alla vita ecclesiastica o, tutt’al più allo “studio matto e disperatissimo”. La mia prima impressione positiva si è confermata fin dalle prime battute di Elio Germano. La sua splendida interpretazione è del tipo che nel cinema francese si chiama “rôle de composition”. L’attore non dispone di fotografie né tanto meno di immagini filmate del personaggio che è chiamato ad incarnare. Deve immaginarselo, penetrarlo e immedesimarvisi, deve renderlo credibile attraverso ciò che egli stesso ha compreso, mettendoci tutto il talento possibile. La sua prestazione attoriale è perfetta. Accanto a lui, tutti gli altri attori sono ampiamente all’altezza del compito. I pregi del film di Mario Martono non finiscono qui. Il racconto ci immerge nella mente del protagonista, nella sua filosofia, nella sua visione della vita, più che nella sua poetica. Giacomo Leopardi guarda con ostilità alle sue figure parentali e alla chiesa cattolica. Sulla famiglia è chiarissimo quando urla al padre: “Io non voglio vivere in Recanati. Non mi sono mai creduto fatto per vivere e morire come i miei antenati!”. Al clero, che domina e governa tutta l’Italia centrale, guarda come a quell’ordine stabilito, ipocrita e prepotente, che tenta anacronisticamente di preservare l’Ancien Régime dagli inarrestabili effetti della Rivoluzione Francese in materia di laicità e libertà. In età matura, Giacomo Leopardi si accosta con curiosità alle filosofie e al pensiero orientali, elemento che il film mette lodevolmente in luce. Siamo in presenza di un eroe solitario e disperato nel senso più romantico dell’espressione, ma soprattutto confrontati ad un immenso poeta. Il racconto della sua vita evita saggiamente di dilungarsi in una litania di versi per quanto sublimi, soffermandosi soltanto su “L’Infinito” all’inizio della pellicola e su “La ginestra o il fiore del deserto” nel finale. Da un lato, il componimento che lo renderà mondialmente celebre, dall’altro la sua ultima fatica, il testamento esistenziale che racchiude e sintetizza la summa del suo pensiero. Realizzare un’opera come questa costituiva, secondo me,una sfida difficile, piena di rischi e trappole. Quella del poeta recanatese non si può certo definire una vita avventurosa e movimentata, anche a causa del costante degrado fisico che l’ha accompagnata. Si rischiava di cadere in una narrazione pomposa e intellettualistica. Esiste però anche un cinema d’insegnamento e di riflessione teso e appassionante, capace di trasmettere emozioni allo stato puro senza colpi di scena e spettacolarizzazione. “Il Giovane Favoloso” di Mario Martone vi rientra a pieno titolo.

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