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Il giovane favoloso

Regia di Mario Martone vedi scheda film

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La recensione su Il giovane favoloso

di OGM
8 stelle

La vita è là in alto. La vita è là in fondo. Favoloso sarebbe poterla raggiungere. Ma il corpo è tanto pesante, schiacciato dalla malattia. E l’autorità – del padre e del sovrano – è un macigno che soffoca ogni tentativo di volare via. Il natio borgo selvaggio è il luogo di una storia mancata, di cui è rimasta solo una traccia ipotetica, nelle poesie segnate dal malessere. Favolosa è l’immaginazione che fa sognare attraverso il dolore. Lo studio matto e disperatissimo è una via che porta a capire la realtà, pur non conoscendola. Ad approfondirla ed abbracciarla con tutta l’anima, pur vedendola da lontano. Favolosa è la mente che conquista la verità senza poterla toccare. È la gloriosa fonte della trionfale consolazione di chi, dentro di sé, risulta vincitore, pur rifiutandosi di partecipare al gioco. Il giovane Giacomo Leopardi è la favolosa possibilità che soffre, guardando la propria irrealizzabilità. Il mondo si specchia nel pensiero, percorrendo al contrario il cannocchiale di una curiosità prigioniera,  per restituire un’immagine capovolta e rimpicciolita, che è immediato accostare all’idea del male. Più l’oggetto è distante, più il desiderio si fa bruciante, scavando nell’intimo i tortuosi cammini di viaggi sovrumani. E mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e  viva, e il suon di lei.  Anche il fisico si torce, si incurva, si avvicina al suolo. Le circonvoluzioni del linguaggio ottocentesco ne assecondano la progressiva deformazione, riuscendo a fuggire solo quando si sciolgono in versi. il film di Mario Martone inquadra una solitudine che si chiude in se stessa solo per potersi circondare del silenzio che consente di percepire gli echi dell’infinito. Il protagonista è un io meditabondo il cui unico Dio, temibile ed inafferrabile, è l’azione: quella che l’Uomo si nega o della quale miseramente abusa, e quella che  la Natura indirizza perfidamente contro le proprie creature.  Giacomo non può fare, andare, cercare: non gli è permesso di iniziare la rivoluzione morale ed intellettuale che sarebbe una definitiva, legittima ribellione contro quell’entità tanto ingiusta e prepotente che presiede al funzionamento dell’universo, e che si riproduce, sulla terra, nel potere politico dei governanti, dell’aristocrazia, delle corporazioni. Ecco che allora la parola si impegna a farsi leggera, onnipresente ed impalpabile come un gas perfetto, per riempire lo spazio lasciato vuoto da una bellezza che non arriva a farsi realtà.  Che se d’affetti orba la vita, e di gentili errori, è  notte senza stelle a mezzo il verno. In quel deserto increspato dai sussurri, l’obiettivo ha tutto il diritto di entrare con invadenza, di allargarsi con impudenza per amplificarne il suono, fino ad ingigantirne i fremiti in una teatralità che rischia di sembrare di maniera.  Giacomo diventa così l’unica stella: un astro nascente che conclude troppo presto la sua parabola, continuando, fino all’ultimo, a separare con le mani la volgare terra nera dalla preziosa polvere di cielo.  

 

Elio Germano

Il giovane favoloso (2014): Elio Germano

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