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Il sarto di Ulm

Regia di Edgar Reitz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il sarto di Ulm

di Baliverna
8 stelle

ANTICIPAZIONE DEL FINALE - Reitz, che secondo me era ancora acerbo nel suo primo periodo, conferma con questo film quella maturazione che lo porterà fino a "Heimat", come pure l'abbandono del cinismo e della sgradevolezza delle opere giovanili (il suicidio di Cardillac ve lo sconsiglio...). La pellicola è la narrazione delle vicende di un sarto che divenne il primo o quasi uomo volante in deltaplano. La narrazione è vivace e agile, e si ha la costante sensazione di buon cinema. Anche le musiche sono belle e sostengono le immagini, valorizzandole.
Quanto alla tematica, mi pare che il regista tracci un parallelo tra i tentativi e i fallimenti del sarto di Ulm per volare con i moti della Rivoluzione Francese, e la successiva epoca napoleonica. Egli vuole cioè istituire una metafora tra il volo umano e il tentativo di avere una società giusta ed egualitaria. Il protagonista, nonostante i suoi trionfi quando nessuno o quasi assisteva, precipita miseramente quando il re e la folla sono venuti a vederlo. Probabilmente il regista vuole così mostrare con una metafora il fallimento degli ideali rivoluzionari. Se in più pensiamo che Reitz ha vissuto il '68, si può aggiungere che la Rivoluzione Francese del film è un ulteriore rimando a quella a cui lui ha partecipato di persona. Il personaggio che incarna la rivoluzione, le speranze ad essa legate e la tremenda delusione seguita, è l'amico Fessler. Idealista sfegatato, viene deluso non solo dal mancato arrivo di Napoleone a Ulm, ma pure del fatto che la stessa Rivoluzione Francese avesse tradito i suoi ideali. Fessler si può definire senza esagerazione un vero anarchico.
Al di là della metafora, che se devo dirlo mi disturba pure un po', il fallimento del sarto proprio sul più bello è anche molto umano, e rende tutta la vicenda molto umana e priva di qualunque esaltazione. L'incidente non è catastrofico e spettacolare, ma proprio banale e quasi beffardo, e pure realistico. Non è così difficile sentire un aggancio dentro di sé per fallimenti piccoli e grandi nella propria vita. Infine, mi pare che anche gli altri film della maturità di Reitz abbiano in comune un'anti-spettacolarità e una forte somiglianza con la vita reale.

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