Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Pur dando atto a Salvatores di avere coraggio da vendere, cercando sempre strade (a lui) nuove, è impossibile parlar bene di questo “Il ragazzo invisibile”, a conti fatti poco più di un'opera d'importazione di quei modelli di supereroi per dementi che dominano a Hollywood.
A Gabriele Salvatores va dato atto di avere tantissimo coraggio. L'Oscar ricevuto per “Mediterraneo” avrebbe potuto indurlo ad adagiarsi sugli allori continuando a sfornare film tutti uguali (o simili, quanto meno), e invece a ogni nuovo film lui se l'è sempre giocata ripartendo da zero. Davvero tanto di cappello. Detto questo, proprio non me la sento di dare un'opinione positiva al suo “Il ragazzo invisibile”, anzi direi che -“Amnesia” a parte- è questo il suo lavoro meno riuscito. Lo spunto non è male, e se la storia fosse stata menata in altra direzione ne sarebbe potuto venir fuori qualcosa di gustoso, stuzzichevole. Ma così com'è entra invece a pie' pari nel terreno dei supereroi per dementi che la fanno da padrone nella Hollywood di oggidì. E di tale impresa d'importazione proprio non ne avevemo bisogno.
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