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Pompei

Regia di Paul W.S. Anderson vedi scheda film

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La recensione su Pompei

di amandagriss
6 stelle

L’uomo propone e la Natura (per mezzo degli dei) dispone. Dall’alto della propria imponente statura, il dio Vulcano domina -silente per la stragrande maggioranza del tempo, borbottante e tossendo grasso sporadicamente- le vite delle genti sparse lungo le sue pendici. Si riserva l’ultima parola sul destino di questi uomini che hanno pensato (male) di mettere radici nel suo erboso e fertile ma insidioso mantello verde. Talmente affaccendati nelle loro affannose miserie quotidiane, di ogni sorta e levatura, da non fiutare affatto l’odore di zolfo propagatosi nell’aere o non prestare la giusta attenzione al pericolo che gravita incombente sulle loro teste dalle acconciature elaborate. C’è chi guarda ad un futuro propizio per la propria rigogliosa cittadina, in trepidante attesa di una ristrutturazione urbanistica; c’è chi scalpita per dare sfogo alle malcelate ossessioni di natura maniacal-sessuale per troppo tempo trattenute (tipico effetto collaterale dell’ebbrezza del potere); c’è chi aspetta l’ultimo incontro nell’arena del massacro per dire definitivamente addio a un’esistenza costantemente sul filo della spada sotto i riflettori della gloria e del sangue, e ritirarsi a vita privata; c’è chi non ha particolari desideri da esternare, anche se dentro è una calamità di emozioni fortissime e devastanti, pari alla furia distruttrice della montagna straniera sotto cui è finito dopo un interminabile viaggio (a piedi?) dalla Britannia natìa a un satellite a sud della città eterna. Nutrendosi dell’odio per coloro che hanno sterminato la sua gente; costretto a battersi per tener salva la pelle e al contempo sollevare dalla ripetitività logorante di una condotta tediosa schiere di tronfi svogliati patrizi. E soddisfare, perché no, l’avidità famelica  di una sbavante disperata plebaglia. Ma la montagna che emette roboanti note baritonali e fa tremare il suolo (facendolo spesso e volentieri franare) sotto i piedi dei suoi piccoli insignificanti poveri illusi umani, se ne sta lì, pronta, per fare il suo folgorante, stordente ingresso in scena. E quando avverrà, di certo non avrà pietà per nessuno. Sarà mille volte più infame degli infami in carne ed ossa, più adrenalinico degli incontri nelle arene. Assolutamente indelebile nella memoria di chi, osservandolo da lontano, ne riporterà per iscritto la straordinaria potenza annientatrice, la terrificante spettacolarità pirotecnica, gli scintillanti colori di un rosso-oro brillante stagliati sullo sfondo nerissimo della notte.

L’eternità è un giorno, più precisamente un momento, che sopravvive al tempo che passa, nei secoli dei secoli dei secoli, fino ad oggi. Conosciuta ammirata  temuta.

Paul W.S. Anderson, dopo la gloria sempre meno gloriosa dell’epos apocalittico in salsa zombie del suo Resident Evil, stavolta gioca a fare il Roland Emmerich della situazione. In (notevole) modalità stereoscopica. Costruendo ad arte (e divertendosi un mondo) un giocattolone catastrofico tecnicamente perfetto che vanta nobili discendenze storiche (direttamente dagli scritti di Plinio il giovane) pur prendendosi le necessarie licenze artistiche -i tempi dilatati dell’eruzione che travolse Pompei furono in realtà istantanei- per confezionare un lungometraggio declinato secondo gli stilemi del moderno ‘scoppiettante’ esasperato kolossal hollywoodiano. La ricostruzione in computer grafica della città, con gli spazi verdi nell’entroterra ed il mare a lambirne le coste, i suoi decumani, l’arena dei giochi (che vanta deliziosi momenti assassini), i pantomimi mascherati, il mondo sommerso delle prigioni in cui marciscono i gladiatori, è pregevole e non certo buttata lì tanto per fare tappezzeria. La parte di finzione, per quanto sappia di storia d’amore da romanzo d’appendice della peggior caratura, è comunque ben congegnata e sapientemente inserita nella cornice storica del tempo. La cenere infuocata che suggella per sempre l’amore breve ma intenso tra la bella e la “bestia” è innegabilmente commovente.

Armarsi di popcorn e kleenex. Il piacere colpevole è servito.      
3 stellette 1/2

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