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Hercules - Il guerriero

Regia di Brett Ratner vedi scheda film

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La recensione su Hercules - Il guerriero

di alan smithee
4 stelle

locandina

Hercules - Il guerriero (2014): locandina

Anni dopo Lou Ferrigno & Luigi Cozzi, così ridicoli da intererire, il cartoon Disney, il televisivo e seriale, Kevin Sorbo, ma soprattutto solo pochi mesi dopo dal certo non magistrale ri-adattamento cinematografico incentrato sul celebre personaggio mitologico, semidio frutto dell’amore fedifrago di Giove consumato nei riguardi della mortale Alcmena, adattamento a cura dell’adrenalinico regista finnico Renny Harlin (spesso un po’ greve, lo ammetto, ma non malvagio o irrimediabilmente pessimo come molti ritengono, almeno mio avviso, ed anzi abile nel confezionare blockbuster d’azione forse di poche pretese, e  responsabile a dirla tutta di disastri inqualificabili come Driven, ma pure di uno dei migliori Stallone di sempre, l’alpino Cliffhanger, o del dittico con l’ex moglie-valchiria Geena Davis, rappresentato da Corsari e Spy, per non dire del buon sequel di Trappola di Cristallo, quel teso  "58 minuti per non morire").

Dwayne Johnson

Hercules - Il guerriero (2014): Dwayne Johnson

Kellan Lutz

Hercules: La leggenda ha inizio (2014): Kellan Lutz

Questa volta l’impresa poggia sulle spalle, a mio avviso ben più fragili, di un intraprendente esecutore su commissione come Brett Ratner, regista di blockbuster al massimo godibili e nulla più.

Basato su un fumetto di Steve Moore, che tratta la materia strutturandone il racconto come una concitata e moderna riproposizione del leggendario Conan, a cui peraltro la presenza massiccia da wrestler e divo dall’incasso assicurato di Dwayne Johnson, qui dotato di chioma fluente allo stesso modo del barbaro, conferisce credibilità più come eroe della Marvel che come Semidio nella sua concezione più classica, il film parte in quarta e in cinque veloci minuti si scorre via tutte le dodici fatiche con una pioggia di effetti speciali, mostri, cinghiali e leoni da primato, che scivolano via veloci come acque di sorgente, che in questo caso sgorgano enfatiche dalla bocca di un fedele e un po’ logorroico giovane nipote del nostro protagonista, appeso come un salame ed in attesa di essere giustiziato nel modo forse più doloroso immaginabile.

 

Reece Ritchie, Rufus Sewell, Ingrid Bolsø Berdal, Dwayne Johnson

Hercules - Il guerriero (2014): Reece Ritchie, Rufus Sewell, Ingrid Bolsø Berdal, Dwayne Johnson

 

In seguito la vicenda si sposta (e quindi si riduce e svilisce) ad una analisi quasi psicologica della condizione irrisolta di questo mezzo dio e mezzo uomo, vittima dell’uccisione della propria famiglia, e che non riesce a trovare pace, adattabilità e un fine compiuto alla propria esistenza di “diverso”, se non riciclandosi come mercenario, forte di una banda di fedeli combattenti in grado di fronteggiare da soli eserciti interi.

In particolare il film si sofferma sull’incarico ricevuto dal nostro colosso, direttamente dal re di Tracia (un mellifluo John Hurt) di attaccare il nemico limitrofo, un popolo dai poteri mistici i cui condottieri vengono spesso scambiati per le ambigue figure mitologiche dei centauri; il tutto allo scopo preannunciato di prevenire un’invasione, ma in realtà tattica che nasconde propositi di invasione e spartizione dei territori dell’Attica, da parte del perfido committente, da condividere con l’infingardo re di Atene (Joseph Fiennes), già responsabile delle disgrazie personali di Ercole.

 

Dwayne Johnson

Hercules - Il guerriero (2014): Dwayne Johnson

 

Questo dà modo al film di giocarsi la sua unica vera carta interessante, quella della battaglia: lo schieramento dell’armata, le tecniche di difesa a testuggine, lo svilupparsi delle ali laterali per circondare l’avversario, sono rese magistrali dal solito effluvio di effetti speciali digitali, peraltro molto accurati e potenti: nulla di veramente nuovo e mai visto (basta riguardarsi uno qualsiasi degli ultimi Ridley Scott in costume), ma la resa qui risulta più che soddisfacente.

Il resto del film è vittima dei soliti dialoghi da soap che già affliggevano il film concorrente film sul semidio, e tutt’altro che esente da vizi o superficialità.

Ma in quell'altro contesto Kellan Lutz, attore tutt’altro che magistrale, ma certamente statuario e sfacciatamente bello e biondo, rendeva in modo migliore quella superiorità da divinità che invece il più coatto, greve  e "cagnastrone" Johnson, magari in fondo più simpatico ed accattivante, di fatto non riesce proprio a comunicare.

Questione di feeling….solo di feeling.

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