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Interstellar

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Interstellar

di GIANNISV66
7 stelle

Christopher Nolan è regista di indubbio talento, e tuttavia con una propensione molto marcata al voler mandare in barca le capacità percettive dello spettatore medio.

Non c'è suo film che non presenti storie intricatissime con sviluppi che corrono paralleli su piani differenti per andarsi poi ad a innestare in incroci vertiginosi. A volte ha funzionato (The Prestige) a volte decisamente no (il sopravvalutato Inception), quel che è certo che a Nolan non si può muovere l'accusa di essere un regista banale.

Il buon Christopher alla fine si cimenta con la Fantascienza, quella con la F maiuscola per intenderci, ricalca le orme lasciate da Kubrick sulla luna di fronte al monolite, mette in mostra debiti di riconoscenza verso un modo di utilizzare science fiction e mondi alieni per rappresentare ciò che si nasconde nell'animo umano (il Solaris di Andrej Tarkovskij), e partendo dalle teorie di uno dei più rinomati astrofisici contemporanei, Kip Thorne, sforna quella che probabilmente vorrebbe essere la sua opera più ambiziosa.

 

Nel futuro prossimo venturo la Terra subisce il pesante depauperamento delle risorse naturali, flagelli oscuri uccidono le coltivazioni mentre tempeste di sabbia devastano l'ambiente (la desertificazione che avanza?).

Tesa a procacciarsi l'indispensabile per sopravvivere, ovvero il cibo, l'umanità rinnega se stessa e la propria natura che la porta a una ricerca continua. L'uomo smette di essere esploratore per diventare un guardiano (“la nostra è una generazione di guardiani”). Ma un guardiano non può che preservare l'esistente, e quando quello che si ha sparisce giorno dopo giorno sotto i colpi di una natura impazzita, non resta altra strada che rimettersi in cammino alla ricerca nuovi spazi.

Cooper un tempo era un ingegnere e un pilota della ormai defunta NASA, nell'odierno è uno che mette a disposizione le sue competenze scientifiche per la produzione agricola. Dallo spazio ai campi, il salto all'indietro non è davvero poca cosa.

Un giorno la figlia Murphy, ribelle e dall'intelligenza vivace, capta una presenza nella sua stanza, un'entità che sembra voler trasmettere un messaggio; e quel “messaggio” sarà il primo tassello di una avventura che riporterà Cooper a ripercorrere i suoi passi di navigatore spaziale.

Perché la NASA in realtà non è mai sparita e perché l'umanità stremata è costretta a riguardare verso il cielo. E soprattutto perché l'apparizione di un corridoio spazio-temporale (un worm-hole) nei pressi di Saturno sembra poter gettare un ponte tra una razza costretta su un pianeta ormai allo sfinimento e la prospettiva di poter trovare una nuova casa in cui tornare a prosperare.

 

Interstellar non è un film di avventura, o meglio l'avventura c'è ma è solo un mezzo per presentare una serie di riflessioni su cosa siamo veramente e su qual'è l'essenza più intima dell'umanità.

Siamo insomma nell'ambito della fantascienza speculativa, cosa che del resto era facile capire leggendo i riferimenti citati nelle prime righe di questa recensione.

Nolan partendo da un presupposto tutto sommato scontato e già usato in decine di altri film di fantascienza (l'umanità obbligata a fuggire dal pianeta d'origine e a trovare nuove risorse e nuove possibilità nello spazio profondo) riesce a tracciare un affresco di grande fascino, dove l'aspirazione al progresso, che in fondo è l'elemento che più ci ha qualificato nella nostra evoluzione, fa a pugni con quell'egoismo e quel personalismo che di contro rappresentano i nostri limiti più deprezzanti.

Egoismo magistralmente incarnato nel personaggio interpretato da un ispirato Matt Damon, in un ruolo tutto sommato di breve durata (rispetto a un minutaggio mostruoso) ma decisamente fondamentale.

Insomma siamo di fronte un grande film? Non proprio! Anzi non del tutto: come spesso accade le forti ambizioni possono diventare un forte limite, e Nolan stretto tra la voglia di creare una pagina epocale nella fantascienza cinematografica e di regalare comunque una grandiosa spettacolarità, alla fine perde un po' di vista la traccia principale.

 

Film di indubbia potenza, Interstellar finisce però a un certo punto per perdersi in un labirinto di elucubrazioni sulla cui utilità, nel nostro piccolo, nutriamo ben più di un dubbio. E finendo almeno per un tratto tutt'altro che breve per sconfinare nella noia, ricalcando le orme di un altro prodotto,ambizioso e sopravvalutato, della recentissima SF cinematografica, quel Gravity presentato alla sua uscita come un evento epocale e che di epocale aveva solo una terrificante tediosità.

Per fortuna che nella parte finale Nolan riesce a riprende le redini della sua creatura e a condurci verso un finale di grande intensità e persino, a tratti, commovente,

Detto di un Matt Damon sorprendente, quasi un cattivo shakespeariano, rileviamo come su tutto si imponga l'interpretazione davvero eccellente di Matthew McConaughey, ben supportato da Jessica Chastain e Michael Caine, presenza fissa nei film del regista londinese. Decisamente meno brava una Anne Hathaway ingessata nella sua bellezza.

Eccellente l'accompagnamento musicale di Hans Zimmer, che richiama in qualche modo le sonorità classiche usate in 2001 a space odissey (anche qui omaggio neanche tanto velato a questo capolavoro cui Nolan evidentemente deve molto).

Peccato davvero per quel lungo intermezzo di noia totale. E pensando alla genialità di un Werner Herzog che ne L'Ignoto Spazio Profondo, senza effetti speciali e senza la minima azione, ma solo con la forza delle parole, di immagini splendide e di una musica suggestiva, è riuscito a proporre un'affascinante riflessione sull'umanità, le ambizioni di Nolan escono ridimensionate (e il voto va di conseguenza).

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