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Tre cuori

Regia di Benoît Jacquot vedi scheda film

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La recensione su Tre cuori

di barabbovich
3 stelle

Lui (Poelvoorde) è un ispettore fiscale parigino, stempiato, con la proboscide, gli occhi piccoli, il mento non previsto dal DNA e compensato da una pancia da quinto mese di gravidanza: non esattamente un Adone. Eppure, dopo aver perso il treno, rimorchia per strada una ragazza (Gainsbourg) con la quale attacca bottone a suon di banalità, senza battute spiritose né riferimenti ai massimi sistemi. Non si sa come, la donna - in crisi di coppia e indecisa se lasciare o meno la Francia per un'opportunità di lavoro negli States - gli dà un appuntamento in un giardino pubblico un paio di giorni più tardi. Il bellimbusto ha un malore e arriva oltre tempo massimo all'appuntamento. Qualche tempo dopo, identica strategia di rimorchio: il cicisbeo entra nell'orbita della sorella della ragazza (Mastroianni), che si trova nel suo ufficio per un problema di rendicontazione fiscale. I due si sposano ma il ganimede nel frattempo ha ricostruito l'arcano fremendo e tremando: diventerà l'amante della sorella di sua moglie?
L'apoteosi dell'improbabile deve essere stata una proiezione del regista: come fa uno senza fascino, bellezza, simpatia, carisma, per di più subdolo e manipolatore, a rimorchiare prima una bella ragazza in piena notte e poi una donna piacente sul posto di lavoro? In questa ennesima variante sul triangolo amoroso, con i capricci del caso in stile Sliding doors, tre cuori non riescono a produrre un solo battito nello spettatore, infrangendo qualsiasi possibile geometria del racconto in un'accozzaglia di situazioni ai limiti del grottesco, raggiungendo l'acme con l'aggiunta - per ben tre volte e a metà film - di una voce fuori campo che raccorda con registro ampolloso gli snodi narrativi della vicenda. Non bastasse, la sceneggiatura allega una sottotrama in cui il nostro protagonista si accanisce col sindaco del comune nel quale si è sposato, accusandolo di frode fiscale. Il tutto commentato da una colonna sonora che sembra presa di peso da Lo squalo e finita lì chissà come.

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