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Arsenico e vecchi merletti

Regia di Frank Capra vedi scheda film

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La recensione su Arsenico e vecchi merletti

di degoffro
8 stelle

Dopo la cocente delusione per non aver visto trionfare agli Oscar il suo bellissimo “Mr. Smith va a Washington”, Frank Capra torna al più puro e semplice divertissement, mettendo da parte le tematiche idealiste che l’hanno reso celebre e creando, praticamente dal nulla, un genere che sarebbe stato saccheggiato un po’ da tutti negli anni a venire: la commedia nera. Quella di “Arsenico e vecchi merletti” è una storia fatta di controsensi e personaggi surreali, tratta dall'omonima commedia di Joseph Kesselring, il cui successo teatrale fu così travolgente da ritardare l'uscita del film di quasi 2 anni per non danneggiare lo spettacolo che aveva resistito in cartellone contro ogni previsione dei suoi impresari. Mortimer Brewster (un Cary Grant spassoso ed esilarante) è un famoso scrittore, scapolo incallito (la sua opera più famosa è nota come "La Bibbia dello scapolo"), che recalcitra a sposare la sua impaziente fidanzata e, nel momento in cui si decide a farlo, vede la sua vita subire una serie di sconvolgimenti nati da alcune incredibili rivelazioni. Prima di partire con la deliziosa mogliettina, passa a salutare le sue vecchie zie a cui tanto è affezionato. E qui cominciano i suoi guai. Mentre le aspetta in salotto, scopre in una cassapanca, un cadavere. Le due vecchiette gli confessano candidamente che sono state loro ad avvelenarlo perché non si sentisse solo. Infatti le due dolci e deliziose signore che "sembrano vivere fuori dal mondo come secchi petali di rose", certo un pò svitate ma apparentemente normalissime e del tutto incapaci di far male ad una mosca, sono in realtà assassine incallite il cui movente è la carità cristiana!! Per un loro malinteso senso filantropico quando incontrano un povero malcapitato vecchietto, solo, triste, senza nessuno al mondo decidono di "fargli beneficenza" ponendo fine alle sue sofferenze con un po' di arsenico mescolato al vino di sambucco che con tanta gentilezza e amore offrono: "aiutiamo qualche vecchio signore a trovare la pace: fanno compassione. E dopo finalmente hanno uno sguardo pacifico!!". Con loro vive il nipote Teddy, un tipo completamente fuso che si crede il Presidente Roosevelt, sale le scale suonando la carica e passa le sue giornate in cantina convinto di scavare il Canale di Panama, anziché una serie di tombe, diventando così involontariamente complice delle zie nel tumulare e nascondere i cadaveri. Infatti le due allegre signore si preoccupano anche di dare alle loro vittime una buona sepoltura cristiana celebrando loro anche un degno funerale (e le signore vestite da lutto sono davvero irresistibili, "sembrano l'estate dell'oscuramento"). A complicare il tutto si mette il ritorno a casa di un altro cugino Johnathan ("uno che entra con un viso e ne esce con un altro"), anch’egli assassino psicopatico, accompagnato da un medico il dottor Einstein, "chirurgo di prim'ordine, quasi un mago", che di tanto in tanto gli fa la plastica facciale per permettergli di fuggire dalla polizia: adesso Johnathan ha le fattezze di Boris Karloff (colpa del medico che, dice, quella sera aveva guardato proprio il “Frankenstein” di James Whale e ne era rimasto particolarmente colpito). Tutto questo avviene nel corso di una notte durante la quale ci sono intermezzi della sposina, arzilla e ansiosa, che attende alla finestra che Mortimer si decida a rispondere al suo richiamo per partire finalmente per la tanto agognata luna di miele ("Non puoi sposarmi e dopo un minuto cacciarmi di casa" ripete al marito), del tassista che aspetta ore ed ore che Grant riesca a “sistemare” le faccende famigliari e di una coppia di poliziotti che si aggira intorno alla casa. Sconvolto ed incredulo Mortimer non riesce più a raccapezzarsi e giunge a credere di essere lui il vero matto (e i suoi dubbi sulla propria sanità mentale sono l'estremizzazione di ciò che a tutti, almeno una volta nella vita, capita di domandarsi, e in condizioni sicuramente meno compromettenti per il proprio equilibrio), anche perché le ziette così innocenti e tenere sanno perfettamente quello che devono fare e si meravigliano dei suoi atteggiamenti nervosi ed esagitati: "Alla tua età mi sembra che dovresti saperti controllare" determinati a loro dire dallo stress per il recente matrimonio. E l'atteggiamento candido e del tutto naturale e spontaneo delle due anziane signore (rese magnificamente dalle due interpreti, semplicemente strepitose, capaci di dominare la scena in maniera assoluta) è il vero punto di forza del film: le due nonnine confessano in maniera amabile e genuina il fatto che hanno già ucciso dodici anziani di cui conservano in un mobile tutti i loro cappelli e sono pronte a fare festa ogni volta che trovano un cadavere nella loro cassapanca!!! Impagabile costatare come non si rendano conto che quello che fanno "non solo è contro la legge, ma è brutto e sta diventando una pessima abitudine" come cerca inutilmente di far loro capire Mortimer, il quale però alla fine dovrà rassegnarsi all'idea che "la pazzia galoppa nelle vene della sua famiglia". Il testo è eccezionale: i dialoghi sono costruiti in modo che l'assurdità palese dei personaggi ed i loro stravaganti pensieri siano resi credibili dalla logica ferrea e stringente dei loro ragionamenti alla quale è impossibile controbattere: le ziette, Teddy, Johnathan, il poliziotto drammaturgo O'Hara sono tutti convinti di comportarsi in modo perfettamente normale; per reazione, si opera uno scambio tra savi e insani in seguito al quale i personaggi "normali" sembrano usciti di senno e i personaggi fuori di cervello sembrano essere del tutto "a posto". Nessuno è ciò che sembra e, come nella commedie classiche, le maschere (che si tratti di brave vecchiette, falsi scapoli o apparenti Frankenstein) sono la facciata dietro cui si nasconde la nostra vera natura, spesso speculare all’immagine che offriamo di noi al mondo esterno. Inoltre, sono presenti nella storia tutti gli stilemi del genere comico, a partire dalla reiterazione insistita (la carica sulla scala di Teddy, il tassista che aspetta, le zie che devono cantare gli inni, il poliziotto che vuole raccontare la sua commedia) per giungere alle aspettative non coronate (il vecchietto che non beve il vino avvelenato, il mancato arresto del dottor Einstein). Fortemente teatrale e ambientato praticamente in una sola stanza, il film è anche una grandissima prova di attori. Accanto a Cary Grant, che non rinuncia alla sua splendida mimica da film muto, una nota, oltre che per le dolcissime (?) nonnine-omicidi, va al mitico Peter Lorre nei panni dell'impareggiabile dottor Einstein e, soprattutto, all’ironico ed irresistibile Raymond Massey, che tratteggia con intelligenza e genio la propria maschera. Un film di irresistibile dinamismo e di buffoneria scatenata.
Voto: 8

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