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La regola del gioco

Regia di Michael Cuesta vedi scheda film

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La recensione su La regola del gioco

di emil
7 stelle

Contras (Contrarrevolucionarios)

Gruppi armati del Nicaragua che hcombatterono il governo di Augusto Sandino durante gli anni 70-90.

Quest’ultimo si oppose all’occupazione statunitense del paese e venne tacciato di comunismo in virtù del sostegno fornitogli da Fidel Castro; motivo per cui il governo americano (la CIA) sostenne i Contras nel loro tentativo di rivoluzione.

Sostegno dato soprattutto durante il mandato del governo Regan, che li sovvenzionò attraverso la vendita illegale di armi all’Iran, ed importando fiumi di cocaina rivenduta poi nelle strade d’America, che vennero invase dda una vera e propria epidemia del Crack.  

Quando poi i guadagni di queste attività non furono più sufficienti, il governo Regan e poi quello Bush continuarono a finanziare i Contras attraverso operazioni finanziare illegali, contravvenendo in tutto e per tutto a quanto stabilito dal congresso statunitense che aveva vietato l’appoggio a qualsivoglia gruppo di ribelli.

Sotto tutto c’era ovviamente la guerra fredda con la Russia, che invece appoggiava il movimento Sandinista.

 

 “La regola del Gioco” , ultima fatica di Michael Cuesta, regista che ha fatto tanta gavetta in tv (S.F. Under, Dexter, Homeland), si concentra principalmente sull’import della coca appoggiato dalla C.I.A. (tralasciando la complessità delle altre vicende implicate), traffico  scovato quasi casualmente dal cronista Gary Webb, in forza al San Josè Mercury , testata sconosciuta ai più,  che attraverso la pubblicazione del trattato Dark Alliance (che poteva e doveva essere il titolo del film), scoperchia lo schifo che c’era sotto, addossando evidenti responsabilità non solo alla C.I.A. , ma anche ai federali, rei insieme allAgenzia, di ostacolare perfino la D.E.A.

 

Il film inchiesta, seguendo rigorosamente lo schema di altre pellicole del genere ("Tutti gli Uomini delPresidente", "Sate of Play", "Insider", etc.), non aggiunge nulla di particolarmente innovativo al canavaccio, ma sa raccontare una storia .

In modo semplice ed avvicente.

Webb non era uno sprovveduto al tempo dei fatti narrati, aveva già vinto un Premio Pulitzer, eppure si trova accerchiato e solo contro tutti; quando anche il suo direttore capisce che non tira una buona aria , le sue certezze crolleranno e si troverà ad un colossale bivio morale .

 

La narrazione sterza e converge all’interno, fra le mura domestiche, inscenando il dramma del singolo prima , quello della  nazione poi. Le scelte dell’individuo come imperativo morale, l’uomo deve prendersi i rischi attraverso le proprie azioni, per riscattare un’America fraudolenta e simulatrice, che non ha pietà dei propri figli (nel film sono inserite immagini abbastanza crude e video di repertorio  che documentano proteste reali delle comunità nere di L.A., prime vittime sacrificali immolate al Crack).

 

Attraverso il calvario personale  si può arrivare alla purificazione di una nazione ipocrita e  commediante, ma il prezzo da pagare è altissimo.

 

Geremy Renner sposa in pieno il progetto (è anche produttore) e si dimostra finalmente attore vero, sfoderando un’interpretazione di spessore.

Buon ritmo e buona tensione per un film che nonostante non sia spettacolare potrà appassionarvi.

 

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