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La regola del gioco

Regia di Michael Cuesta vedi scheda film

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La recensione su La regola del gioco

di dollyfc
6 stelle

Per raccontare le vicende che portarono alla ribalta il coinvolgimento della CIA nel narcotraffico degli anni '80, il regista  Michael Cuesta e lo sceneggiatore Peter Landesman, scelgono il metodo più semplice e popolare possibile.

 

Nel film vengono riportate tutte le fasi dell'inchiesta  iniziata e portata avanti  dal giornalista Gary Webb che , per puro caso come spesso accade, viene in possesso di un documento che proverebbe un certo intrallazzo tra agenti governativi ed i Contras , il tutto sommato a qualche discrepanza tra la mole di droga in circolazione allora nel paese e l'effettivo potere di  spaccio dei gruppi malavitosi realmente conosciuti.

 

Una storia ovviamente interessante e ben interpretata da Jeremy Renner nei panni del protagonista ; quel genere di film/inchiesta che a prescindere da limiti e debolezze  va apprezzato in quanto ha il merito di divulgare notizie importanti al grosso del pubblico , spesso all'oscuro di certi eventi o meglio ancora sapientemente distratto da notizie scandalistiche più appetibili.

 

I limiti ci sono : primo fra tutti la scelta di concentrare buona parte del racconto sulle vicende famgliari di Webb e quindi figlioli / moglie / sacrificio  =  old America !!

Se questa scelta narrativa poteva essere considerata debole o scontata già in anni passati , lo è ancor più oggi perchè ricalcare il modello anni '70 sul tipo  Tutti gli uomini del presidente, oggi non fa più colpo o , addirittura, potrebbe risultare poco credibile.

Il pubblico è molto più disincantato ed il modo di raccontare è cambiato e visto che si parla di episodi gravissimi di doppiogioco e corruzione autorizzata è necessario picchiare duro , con violenza e non avere timore di mettere in scena tutto lo sporco possibile.

Quello che andava messo in evidenza era il degrado in cui si trovò a vivere una certa parte del paese grazie alle scelte dell' Organizzazione  seguendo il motto il fine giustifica i mezzi; un sistema talmente complesso e criminale da creare un cortocircuito difficilmente rimediabile.

Nel film tutto questo è solo accennato ed in modo molto blando .

 

Tutto il tempo perso tra le mura domestiche di casa Webb con le colazioni attorno al tavolo, le moto da riparare assieme alla prole, il barbecue e la immancabile infedeltà coniugale rattoppata con cura, tanto per non farsi mancare nulla, hanno tolto spessore alla storia , così come tolse spessore al dramma sociale lo scandalo Clinton/ Lewinsky all'epoca dei fatti.

 

Inoltre , tornando al film icona e capostipite sul giornalismo d'inchiesta, qui non c'è una vera gola profonda in grado di sovrastare il potere della CIA , ecco perchè Webb si troverà solo ed abbandonato ; chi di dovere aveva già pronto il piano B, l'effetto sorpresa è relativo, motivo in più per puntare sugli sviluppi sociali più che sulla vita dell'eroe. 

 

Ogni cosa a suo tempo.

 

P.S. A proposito delle vicende narrate nel film , e molto altro.... ,   ho trovato interessante il romanzo di Donn Winslow  " Il Potere del cane ".

 

 

 

 

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