Regia di Steven Knight vedi scheda film
Locke guarda il proprio io nello specchietto.
Il passato lo fissa dal sedile posteriore, ed il presente gli parla dal quadrante del Bmw.
Si può essere calmi e razionali, mentre il tuo cuore si strazia?...
Si può provare a circoscrivere i danni, quando il palazzo crolla?
Si può perdere tutto e non smarrire se stessi?
Scorre la strada, e sembra un road movie.
Ma non si respira aria di libertà, e non si fugge dal quotidiano.
Anzi nel quotidiano ci si cala, e ci si accorge quanto possa essere crudele.
Quanto caro possa costare un “piccolo errore del cazzo”, che mina il “tuo” edificio come farebbe una crepa.
Locke si rinchiude nell’abitacolo, ed affonda nella notte, tra dissolvenze e riflessi, visuali dall’alto e dialoghi al buio.
Solo, davvero solo, cerca di difendere un lavoro cui tiene, la stima dei colleghi, l’affetto di moglie e figli, una partita e le salsicce che lo attendono a casa. Ma anche una donna fragile, ed un bimbo figlio di una malinconica serata d’alcool e di solitudini.
Solo, davvero solo, rivendica il libero arbitrio di fare a pezzi il proprio mondo per conservare integro il proprio senso del dovere.
La verità, e le conseguenze dolorose della verità, come “calcestruzzo numero 5” per mantenere in piedi almeno il proprio essere uomini, le ferite e le lezioni del passato che ci hanno reso tali.
Coerente con l’unità aristotelica di tempo e spazio, in cui storia e visione non possono che coincidere, il finale non può che essere fermi sul ciglio della strada, in attesa nella notte.
Un bimbo piange,dalla voglia di vivere forse, e non sa cosa lo attende.
E noi neppure.
Il futuro è un’ipotesi.
Proprio come nella vita di tutti.
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