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Lo sceicco bianco

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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La recensione su Lo sceicco bianco

di maso
8 stelle

Il primo sogno ad occhi aperti di Fellini è un'opera tenera e commovente in cui il maestro riminese può mettere alla berlina la realtà cartonata del mondo dello spettacolo nella capitale visto attraverso gli occhi di una ingenua ragazza di provincia assuefatta dalle avventure sentimentali in stile Rodolfo Valentino del suo idolo incontrastato, desiderato, bramato, sognato che è appunto Lo Sceicco Bianco del titolo, un Sordi viscido e paraculo che venne aspramente contestato dai critici di allora i quali lo marchiarono come punto debole del film ma a distanza di anni la sua prova è stata rivalutata ed elogiata: è la sintesi del suo istrionismo spontaneo e rappresenta il punto fondamentale del messaggio che Fellini ci vuole consegnare e cioè come la realtà provinciale dell'italiano medio nell'immediato dopo guerra lo portasse a credere che un personaggio immaginario fosse un vero eroe la cui realtà non è quella al di fuori dei fumetti o della celluloide ma proprio la proiezione del suo doppio sul grande schermo o sui fotoromanzi, magistrale in quest'ottica è tutta la sequenza in cui Brunella Bovo fugge dalla sua prigionia di sposina servizievole soggiogata dallo zelante fresco consorte Leopoldo Trieste per vedere da vicino quel mondo affascinante di esotiche passioni ed amori travolgenti che il suo eroe le ha fatto settimanalmente vivere attraverso le fotostorie delle sue avventure.
Wanda aggregatasi alla compagnia diretta a Fregene per le riprese viene agghindata come una odalisca e si ritrova a contatto con il suo mito che come in un sogno le compare dondolante su una altalena appesa ad una nuvola, questa inquadratura è il battesimo del cinema onirico di un Fellini ancora lontano dalle sue opere più personali in cui rappresenterà sogni ed incubi di una generazione, Sordi canterino è già avvolto nel suo turbante di rubacuori e per Wanda sembra davvero materializzarsi una realtà che fino a poco prima sembrava un sogno ma che si rivela ben presto un incubo a cielo aperto quando la moglie dello sceicco si presnta minacciosa a cavallo di una lambretta reclamando ebbra di gelosia il suo consorte che da affascinante amatore che stringeva Wanda fra le sue braccia la maltratta ora come una estranea di nessuna importanza con il suo spigoloso dialetto e si prostra come un cane bastonato con le orecchie basse ai comandi e le sberle della sua pachidermica padrona.
Wanda è come uno scolaretto smarrito nella grande città, delusa e svergognata non sa se tornare all'albergo o perdersi definitivamente nei meandri della metropoli dove Ivan la cerca ormai da ore inventando le scuse più disparate per coprire la sua assenza dinnanzi agli appuntamenti con i parenti, la sua flemma inattaccabile si è tramutata nella disperazione più cupa ma forse l'episodio non è così de­leterio per il loro legame non  ancora reciso del tutto e poi piuttosto che affondare è meglio tappare la falla e rimanere comunque a galla.
Fellini sfrutta Roma al meglio come una palestra per il suo cinema di domani e la riprende a metà strada fra il turista curioso e il cineasta ambizioso ma già conscio di una indiscutibile sicurezza nel controllo della macchina da presa ed una direzione degli attori eccezzionale, in più trova il tempo per introdurre un personaggio ed una figura tipica del suo cinema: la prostituta Cabiria interpretata da Giulietta Masina che sarà protagonista di uno dei suoi lavori più acclamati del periodo neorealista.
"Lo Sceicco Bianco" è un film molto importante per tre figure: Fellini, Sordi ed il cinema italiano.

Su Brunella Bovo

Adattissima al ruolo, in armonia perfetta sia con Sordi che con Trieste e non era facile.

Su Leopoldo Trieste

Bravissimo nel creare una spaccatura netta fra il marito sicuro ed impositivo della prima metà e quello disperato della seconda  quando non sa più che pesci pigliare per rintracciare la moglie inghiottita dalla metropoli

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